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Alice nel paese …
Brandelli di guerra
La poesia come analisi della realtà: attraverso le parole lo spirito si esprime. Attraverso le arti l’umanità si evolve. La creatività come via d’uscita dall’ego. La scrittura come autoconoscenza e come strumento di pace.
Città sventrate, polveri micidiali, esplosioni paurose, corpi maciullati senza distinzione di sesso e di età: questi gli scenari offerti dalle televisioni di tutto il mondo. Inaccettabile realtà degli Anni Duemila. Vergognosa incapacità dell’uomo contemporaneo di compiere un salto evolutivo che lo porti ad immaginare il superamento dei conflitti attraverso il dialogo.
Immagino l’anima a brandelli: una sensazione di sgomento e di impotenza che si prova di fronte allo scempio dei conflitti che insanguinano il nostro Pianeta Azzurro.
Una polveriera sfuggita al controllo dell’umano potere. Ogni pezzo della nostra anima è rosso come il sangue delle vittime: perché anche se non personalmente colpiti dalle bombe, guardare impotenti al di qua degli schermi esseri umani dilaniati dalla logica del potere gestito a distanza e a tavolino, annichilisce chi quel potere non ce l’ha.
Eppure la Storia è narrazione sanguinaria e per niente Maestra di vita, anzi la si potrebbe definire Maestra di sopraffazioni. La Storia è una sequela di conflitti interpersonali e territoriali per l’approvvigionamento di beni primari e secondari che assicurino la sopravvivenza dei popoli ed il potere di pochi. L’uomo non ha ancora abbandonato questo tipo di logica per intraprendere un percorso che lo porti alla condivisione dei beni terrestri tra i suoi simili. Questo tipo di salto evolutivo che privilegi la relazione umana ed il rispetto effettivo dei diritti umani non è ancora avvenuto nonostante la storia millenaria che abbiamo alle spalle. Le dinamiche conflittuali si perpetuano così non solo a livello politico, ma anche a livello interpersonale con una violenza che sta oltrepassando il segno.
Eppure la morte è una questione di tempo per tutti, è una dimensione naturale ed umana che contrasta nettamente con lo spirito vitale di ciascun elemento terrestre. Eppure ancora l’uomo continua a spettacolarizzarla, accettandola e provocandola a livello planetario ed interpersonale, come se non esistessero vie d’uscita alternative ai contrasti. Grandi anime, che hanno abitato tra noi nel tempo ed in tutti i continenti, tra cui Cristo, Gandhi, Martin Luther King, Mario Rodriguez Cobos, al secolo Silo ed altri spiriti illuminati, hanno indicato la strada ed a loro si deve guardare per tentare di incidere nel DNA della memoria storica, affinché si traccino nuovi orizzonti per una convivenza pacifica tra le genti.
Non c’è pace per nessuno, neanche per i morti che affollano la memoria della Storia. Carneficine e violenze hanno insanguinato il nostro passato: terrificanti ed inimmaginabili visioni. Eppure l’uomo cade sempre nello stesso errore di concepire la guerra come soluzione ineludibile. Come è possibile passare sopra lo strazio ed il corpo di un bambino vittima di ogni guerra; come può lo spirito umano addormentarsi di fronte al miracolo della vita: un bambino inerme, puro e ignaro di quello che lo attende? Com’è possibile restare lì a guardare quello che ripetutamente bombarda i nostri sensi? Nessuno ha chiesto di sostenere i conflitti in atto: non è stato indetto alcun referendum per chiedere ai popoli democraticamente il proprio orientamento in tal senso. Nonostante tutto auspichiamo che la coscienza collettiva aumenti e che possa emergere la bellezza dell’essere umano propriamente detto: un essere umano empatico che riconosca nell’altro se stesso.
Probabilmente l’educazione alla sensibilità e all’affettività potrebbero favorire “la nascita” di un essere umano nonviolento capace di generare pace interiore e collettiva, così da prefigurare un mondo senza guerre.
Mario Rodriguez Cobos, conosciuto con lo pseudonimo Silo, filosofo e scrittore argentino contemporaneo, fondatore del Movimento Umanista, ha, attraverso i suoi scritti, delineato una strada possibile per giungere a se stessi e agli altri.
Brandelli
L’anima a brandelli
ed ogni pezzo è rosso
come il sangue delle vittime
innocenti di ogni guerra.
E non c’è pace per nessuno
neanche per i morti
che affollano la memoria
della Storia.
Non dormo ancora,
non posso riposare la mia
mente che resta accesa
per il terrore appena immaginato.
Straziato e disperato resta
il bambino sotto l’urlo delle bombe
e senza cuore pulsa il petto
di chi muove il grilletto del comando.
Sono diventati sordi tutti quanti,
tutti coloro che hanno imparato
a fare i grandi, giocando con la vita
della gente, togliendo gravità
anche alla morte.
Imploro Iddio che giunga
presto a liberarci da quest’inferno
che l’uomo sua creatura ha generato,
incapace ormai di sollevare al cielo
il guardo.
Elena Opromolla docente, scrittrice, referente EIP Italia Scuola Strumento di pace
elenaopromolla-correlazioni.blogspot.com
Arte
Walter Di Gemma torna al Teatro della Memoria
Domenica 24 novembre alle ore 16, al Teatro della Memoria di Milano, il cantautore Walter Di Gemma presenta il suo récital in milanese con le traduzioni dell’opera di Jacques Brel, esponente fondamentale del teatro-canzone.
Un progetto unico, consacrato da 100 repliche e dal riconoscimento ufficiale della famiglia Brel.
L’incontro linguistico tra il francese e il milanese rivela emozioni senza tempo verso le quali Di Gemma, l’ultimo dei cantautori milanesi, ci porta a scoprire Jacques Brel in una veste del tutto inedita. Sono oltre 70 i brani tradotti, senza dubbio un vero e proprio gioiello della musica d’autore.
Testi come “La Lombardia che l’è ca’ mia“, “Le Bigotte” e “La sciora” prendono vita con l’ironia e la profondità che contraddistinguono sia Brel che Di Gemma.
Lo spettacolo è l’occasione di ascoltare i più grandi successi di Brel per immergersi totalmente nella sua poesia. Il pubblico avrà modo di entrare nel suo mondo attraverso la delicata sensibilità di Walter Di Gemma. E’ stato il primo a tradurre i brani di Jacques Brel in lingua milanese: sono stati incisi tre CD nel 2000, nel 2004 (pubblicazione ormai introvabile) e nel 2013, interpretando brani noti e meno noti e ottenendo sempre ottimi consensi di critica e di pubblico.
Jacques Brel, attore e regista belga di fama mondiale scomparso nel 1978, è universalmente conosciuto per canzoni come “Ne me quitte pas”, incisa da Frank Sinatra e David Bowie, Sting e Barbra Streisand, “Le diable”, portata al successo da Juliette Gréco e “Quand on n’a que l’amour”, interpretata da artisti come Lara Fabian e Celine Dion.
Info e prenotazioni per il récital di Walter Di Gemma al Teatro della Memoria – Telefono 02313663
Oltre 30 anni di carriera in cabaret tra i più noti e storici palchi, due volte vincitore del Premio Giovanni D’Anzi e dell’ambìto “Premio Ferravilla”(Tecoppa), assegnato dall’Antica Credenza di Sant’Ambrogio. Senz’altro uno degli esponenti più interessanti del panorama musicale lombardo contemporaneo. Walter Di Gemma conduce con grande successo le trasmissioni “Cantalombardia” e “Voci in piazza” al fianco di Sabrina Musiani, in assoluto i format di Antenna3 più seguiti dedicati alla canzone lombarda. Inoltre le sue traduzioni di Jacques Brel in milanese sono apprezzate in tutto il mondo e hanno ricevuto uno speciale riconoscimento dalla famiglia del famoso cantautore belga.
Leggi anche: Napoli: Al Teatro Augusteo in scena “Miseria e Nobiltà”
Libri
Resta solo la tua voce: un romanzo sulla violenza di genere”
Uscito “Resta solo la tua voce”, il libro denuncia di Alessandra Pagani sullo stalking e la violenza di genere
Alessandra Pagani è in libreria dal 22 novembre con il romanzo “Resta solo la tua voce”, pubblicato da Morellini editore per la Collana Varianti diretta da Sara Rattaro e Mauro Morellini.
Ispirato a un fatto di cronaca, “Resta solo la tua voce” è un potente promemoria di come la voce di una donna possa farsi sentire anche dopo la sua morte, lasciando un’impronta indelebile su coloro che restano.
Giulia è stata uccisa, ma scopre di avere ancora una voce per raccontare la sua storia. È il 1992, in un paesino del Nord Italia, e mentre assiste al suo funerale ripercorre la sua vita in un ambiente provinciale soffocante, rischiarato solo dal rapporto con la sorella gemella, Diana. Giulia e sua sorella navigano in un mondo dominato da aspettative di genere opprimenti e relazioni familiari complesse. Mentre Diana lotta per costruire il proprio futuro lontano da casa, Giulia si trova intrappolata in una relazione violenta con Paolo, il cui amore si trasforma presto in ossessione. Quando accade la tragedia, Diana deve affrontare il dolore della perdita e scontrarsi con la meschinità del mondo.
“La prima persona ispirata al famoso romanzo Amabili resti, di Alice Seabold è un modo di far sentire la voce dei fragili, degli ultimi, dei dimenticati – spiega l’autrice. Mi colpisce come è raccontata la violenza dai media, e ho sempre pensato che dovrebbero essere le vittime a prendere la parola per spiegare la complessità del vissuto. La prima persona risponde alle sgradevoli ma frequenti domande che si fanno alle vittime di violenza Perché non te ne sei andata?, Perché non hai denunciato?.
Ho avuto uno stalker molto aggressivo per più di dieci anni. Ho dovuto trasferirmi dal Piemonte alla Toscana per provare a vivere una vita normale, ma non è stato facile. Alcune delle cose che ho subito sono descritte nella parte centrale del romanzo, dove la spirale di violenza diventa sempre più soffocante. Lui, che oggi è morto, ha ucciso una ragazza.
Questa non è una storia dove è facile identificare un solo colpevole, è un romanzo di denuncia. Alla fine della storia si capisce che la violenza sulle donne non è un problema delle donne, ma è una responsabilità di tutta la società. Tutti i personaggi presenti sono descritti in modo duplice: qualcuno cerca di accorrere in aiuto ma per varie circostanze si ritrova sempre impotente”.
“Questo testo rappresenta un’opera di fondamentale importanza, sia dal punto di vista narrativo che sociale – ha sottolineato Sara Rattaro. Attraverso una prosa intensa e coinvolgente, il romanzo riesce a dare voce a temi universali come la violenza di genere, l’oppressione sociale e il desiderio di emancipazione, offrendo un ritratto autentico e doloroso di una realtà spesso ignorata o minimizzata. La narrazione, arricchita da una profonda introspezione psicologica e da una struttura narrativa che intreccia le voci delle protagoniste, consente al lettore di entrare in contatto con il vissuto delle donne che lottano per affermare la propria identità e libertà in un contesto patriarcale.
Il valore sociale dell’opera risiede nella sua capacità di denunciare con forza le dinamiche di potere e le ingiustizie che perpetuano la violenza e il controllo sulle donne, portando alla luce le carenze di una società e delle istituzioni nel proteggere le vittime. Il romanzo diventa così un potente strumento di sensibilizzazione, in grado di stimolare una riflessione critica e di promuovere un cambiamento culturale necessario per abbattere le barriere che limitano l’autodeterminazione delle donne.
Pubblicare e divulgare questo testo significa non solo rendere omaggio a una storia che dà voce a chi spesso non ce l’ha, ma anche contribuire attivamente a un dibattito sociale e culturale che riguarda tutti. La sua rilevanza sta nella capacità di toccare corde profonde, di educare e di ricordare che la letteratura ha il potere di trasformare la consapevolezza individuale in azione collettiva, favorendo una società più giusta ed equa”.
Il romanzo, che conta anche su un apparato di contenuti multimediali Extended BooK, ha preso spunto da vari fatti di cronaca vera e le azioni di Paolo ricalcano alcuni femminicidi famosi, per esempio la scena in cui sale sull’autobus e si siede dietro a Giulia e le taglia una ciocca di capelli è un richiamo al comportamento di Danilo Restivo che uccise Elisa Claps.
DATI TECNICI
Titolo: Resta solo la tua voce
Autrice: Alessandra Pagani
Casa editrice: Morellini editore
Collana Varianti, collana diretta da Sara Rattaro e Mauro Morellini
Uscita: 22 novembre 2024
Prezzo: Euro 17.00
Pagine: 176
ISBN: 9791255272205
moda
Moda e arte si incontrano: il sodalizio surrealista tra Elsa Schiaparelli e Salvator Dalì
È risaputo, moda e arte da sempre viaggiano di pari passo. Un rapporto che nasce con le
Avanguardie del Novecento e, che ancora oggi si rivela un connubio fondamentale.
Uno dei rapporti più significativi ed emblematici della storia dell’arte e della moda è la
collaborazione tra la stilista Elsa Schiaparelli e il pittore surrealista Salvator Dalì.
Elsa Schiaparelli nasce nel 1890 a Roma, discendente da una famiglia di nobili, si avvicina
agli studi di filosofia ma ben presto se ne discosta in quanto il suo sogno era quello di
diventare un’attrice. Donna ribelle, eccentrica e rivoluzionaria abbandona ogni canone
imposto dalla sua famiglia e dalla società del tempo, intraprendendo molteplici viaggi che le
permettono di entrare in contatto con le figure più rilevanti del mondo dell’arte e della moda.
Dopo un primo soggiorno a Londra, va a New York dove diventa amica della moglie del
pittore dadaista Francis Picabia, grazie alla quale, entra in rapporto con
i pittorid’avanguardia del tempo.
Dopo essersi trasferita a Parigi, conosce lo stilista Paul Poiret,
rimanendo affascinata dalla moda, dagli abiti e dallo stile; fu lo stesso stilista che vide nella
giovane couture un potenziale di altri tempi. Il successo la raggiunge immediatamente, il
suo stile è d’avanguardia, surrealista, atto alla creazione di una moda nuova, fuori dagli
schemi, le sue creazioni non sono solo abiti, ma provocazioni in tessuto e gioielli, aiutando
le donne a sperimentare con la propria immagine, in contrasto con lo stile chic e naif della
sua contemporanea e rivale francese Coco Chanel. Parigi diviene la città dove raggiunge
l’apice del successo, aprendo nel 1927 il suo primo atelier in Rue de la Paix.
Il suo animo creativo e irriverente si distingue fin da subito anche per la scelta di nuovi
materiali e, la creazione che ancora oggi è di tendenza è l’invenzione del ‘’rosa Shocking’’
un colore forte, puro, estroso, scandaloso e simbolo di femminilità; tutto ciò le permette di
diventare la prima stilista donna ad essere posta in prima pagina sulla copertina della rivista
Time.
A Parigi frequenta salotti e diviene sempre più intima con poeti e artisti, tra cui Tristan Tzara
Jean Cocteau e dulcis in fundo nel 1935, con il pittore Salvator Dalì.
Quando avviene l’incontro tra queste due figure eccentriche, si trovano entrambi nel pieno
della loro carriera, consolidati ed ormai affermati, Elsa è come incantata dalla forza seduttiva
e singolare del pittore; insieme danno vita ad abiti leggendari, come l’abito aragosta,
indossato per la prima volta da Wallis Simpson futura duchessa di Windsor, prediligendo
l’abito durante la sua luna di miele con il principe Edoardo.
Tra le numerose creazioni, vi ritroviamo anche la scarpa cappello, l’abito scheletro in Crepe
nero che venne arricchito da preziosi accessori che riproducevano la colonna vertebrale,
ispirato dai bozzetti e dai disegni del pittore e il profumo Le Roy Soleil. Esplosivi, audaci,
anticonformisti ma soprattutto portatori di novità, se l’intenzione era quella di far parlare di
sé negli anni 30 del novecento, hanno fatto molto di più, hanno dato inizio ad un nuovo modo
di concepire la moda.
La Maison venne chiusa nel 1954 e rilanciata nel 2006 ancora oggi infrange gli schemi
dell’alta moda del XXI secolo, esplodendo a livello mondiale mediante la creazione di abiti
che mantengono a pieno la risonanza di essere concepiti come opere d’arte. Le creazioni
Schiap. (come amava essere chiamata) illuminano continuamente le passerelle più
importanti della moda a livello internazionale, vestendo le più grandi celebrità dei nostri
tempi.
Articolo pubblicato da: Fortuna Addivinola
Musica
“Partenope oggi” – Un viaggio nella musica contemporanea
Domenica 1 dicembre alle ore 19.00, la Chiesa dei SS. Marcellino e Festo di Napoli (Largo San Marcellino 10) ospiterà il nuovo appuntamento dei Concerti d’Autunno della Nuova Orchestra Scarlatti, con il concerto intitolato “Partenope oggi”. Questo evento musicale offre un viaggio emozionante attraverso la scuola musicale napoletana, esplorando le sue radici e le sue evoluzioni con un programma ricco di rarità, inediti e prime assolute.
Il concerto, diretto dal talentuoso Marco Attura, si snoda in un rapido passaggio di testimone tra diverse generazioni di compositori. Dal ‘900 di Aladino Di Martino con “Largo per orchestra d’archi” e Enzo De Bellis con il “Concertino per clarinetto e orchestra d’archi”, passando per i ‘boomers’ e la ‘generazione X’ rappresentata da Patrizio Marrone con “Polittico” e Paolo Tortiglione con “Quasi ad Aulica Dedica”, fino ad arrivare ai ‘millennials’ con Carmine Dente e la sua “Almost Green” e Giuseppe Galiano con “Sedici”.
“Partenope oggi” smentisce l’idea che la musica contemporanea sia destinata a pochi eletti. Il programma si propone di coinvolgere il pubblico con un’esperienza d’ascolto fresca e innovativa, esplorando nuove invenzioni che guardano al futuro, con opere che si affacciano al terzo millennio. Grazie agli accostamenti suggestivi e alla varietà di stili e linguaggi musicali, il concerto promette di essere un viaggio affascinante per gli appassionati di musica e per chi desidera scoprire nuove sonorità.
I biglietti sono disponibili su azzurroservice.net e presso il botteghino della Chiesa, che aprirà un’ora prima dell’inizio dello spettacolo. Per ulteriori informazioni, è possibile contattare il numero 0812535984 o scrivere a [email protected].
Non perdere questa occasione unica di vivere la musica della Nuova Orchestra Scarlatti a Napoli, in un contesto affascinante e ricco di storia.
Leggi anche: I Concerti d’Autunno della Nuova Orchestra Scarlatti
Nuove uscite Musicali
Angelo: Costruendo forza e sensibilità attraverso la musica
Ciao Angelo, grazie per essere qui con noi oggi! Per cominciare, raccontaci di te!!!
Ciao a tutti ragazzi! È sempre difficile parlare di se stessi in poche righe. Sono un ragazzo del ‘94 che ha da poco finito gli studi magistrali in Economia e che da 10 anni lavora come immagine in discoteca. Quest’ultimo ruolo, in particolare, mi ha aiutato ad abbattere la mia timidezza e le mille paranoie che da piccolo mi impedivano di accettarmi per via di qualche chiletto in più. Ho tanto lavorato sul mio corpo e sulla mente costruendo spalle forti per le battaglie più grandi che la vita presenta, dentro di me è rimasta una parte sensibile e disincantata che ritrovo nel momento in cui scrivo qualcosa. E quando riesco a ritrovare quella parte mi sento davvero completo. Vivo sperando che quei sentimenti, quelle parole, quegli accordi possano, un giorno, arrivare a più gente possibile.
Poi potresti raccontarci qualcosa del tuo nuovo singolo “Filo Rosso”? Qual è l’ispirazione dietro questa canzone?
“Filo Rosso” è la canzone di un amore ritrovato. Sono figlio di due genitori separati che però, piuttosto che dimezzare il loro quantitativo d’affetto nei miei confronti direi che l’hanno moltiplicato (con il risultato di avermi straviziato lo ammetto 😂) e da questa situazione ne sono uscito distrutto. Ho sempre considerato gli amici come la famiglia che scegliamo e, dopo la fine del rapporto tra le mie due migliori amiche, sono tornati a galla tutti i fantasmi della separazione tra i miei. Dopo sei mesi però, calmate le acque, è tornato il sereno tra loro nonostante oggi non stiano insieme. Quel momento così intenso però mi dato l’input di tornare di corsa a casa e scrivere di quanto avevo vissuto.
Il titolo “Filo Rosso” è molto evocativo. C’è una storia particolare dietro questo titolo? Cosa rappresenta per te?
Si rifà alla leggenda secondo la quale ognuno di noi nasce con un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra. Questo filo ci lega indissolubilmente alla persona cui siamo destinati e credo che in un modo o nell’altro loro lo siano.
Come è stato il processo creativo di “Filo Rosso”? Hai incontrato qualche sfida particolare durante la produzione?
Credo di averla scritta in non più di 15 minuti. Quando senti che arriva l’ispirazione tutto viene da sé. Da giorni risuonava nella mia testa una determinata sequenza di accordi ma mancavano le parole. Sono arrivate poco dopo
Quali sono le reazioni che speri di ottenere dai tuoi fan con questo singolo?
Cerco di raccontare storie di vita vissuta e sensazioni che provo in prima persona. Mi rendo conto che oggi le tendenze musicali vadano verso altre strade. Oggi la maggior parte dei ragazzi che si avvicinano a questo meraviglioso mondo lo fanno più per un ipotetico guadagno che per un messaggio. Vorrei partire da quest’ultimo per arrivare a più persone possibili.
Parlando di futuro, quali sono i tuoi prossimi progetti musicali? Hai in programma di pubblicare un album o altri singoli a breve?
Ho molti brani ancora inediti chiusi nel cassetto che, al momento giusto farò uscire. Fino ad oggi ho fatto tutto da indipendente, spero che qualcuno possa abbracciare il mio progetto e fare un bel po’ di strada insieme.
Come vedi la tua evoluzione artistica nei prossimi anni? Quali sono gli obiettivi che ti sei prefissato?
Ho sempre l’immagine di me in macchina in coda al semaforo e qualcuno che si affianca cantando a squarciagola qualche mia canzone. Credo che questo sia già un bello step da raggiungere. Fino ad oggi le ho sempre cantate con le persone a me vicine ma, quando arrivi al cuore e alle testa di qualcuno che non conosci credo sia il massimo.
Grazie mille per il tuo tempo, Angelo! Vuoi lasciare un messaggio ai lettori di Plus Magazine e ai tuoi fan?
Vi ringrazio per la bella chiacchiera e per avermi dato la possibilità di farmi conoscere. Un bacio!
Link al suo ultimo brano! Filo Rosso
Politica
La luce in fondo al tunnel
Dopo l’ok del Provveditorato alle opere pubbliche Avellino vede la luce din fondo al tunnel, ieri l’apertura del sottopasso.
Politica e dintorni – “E luce fù!”, il versetto tratto dalla Genesi e il più esplicativo per rendere l’idea di cosa abbia rappresentato il tunnel di Piazza Garibaldi per la città di Avellino.
Dopo 17 interminabili anni dall’inizio del cantiere, molti dei quali l’opera è rimasta ferma a causa di un mosaico di pasticci progettuali e parapiglia burocratici degni delle 12 fatiche di Asterix, finalmente c’è stato il taglio del nastro da parte dell’ex primo cittadino Gianluca Festa che ruba la scena all’attuale Sindaco Laura Nargi, episodio accolto da stampa e presenti con un mix di ilarità ed imbarazzo.
Il progetto originario che si deve allora amministrazione Di Nunno era stato pensato per bypassare l’intero traffico regolare da Piazza Kennedy facendo sbucare le auto sul Via San Leonardo, a corredo dell’opera era previsto anche la realizzazione di un parcheggio interrato in Piazza libertà, dove i cittadini avrebbero potuto lasciare le proprie vetture e risalire in superficie tramite un ascensore, quest’ultima parte del progetto fu stralciata dall’amministrazione guidata da Paolo Foti.
Da i due anni originariamente previsti per il completamento dell’opera ne sono passati quasi venti, in quasi due lustri si sono alternate varie imprese che si sono aggiudicate a ripresa i vari Lotti dell’intervento, hanno chiuso a causa dei ritardi accumulati decine di negozi che non hanno mai visto un’indennizzo adeguato al danno subito.
Tra restringimenti delle carreggiate e dei sensi di marcia, opere murarie che impedivano il naturale proseguimento del percorso e ritrovamenti di varia natura, da quella archeologica, a quella logistica, che hanno causato vari contenziosi con diversi enti, l’amministrazione Nargi, la precedente guidata da Gianluca festa, sotto le direttive della loro commissario prefettizio Giuseppe Priolo sono riuscite nell’impresa di inaugurare questa opera che si spera nel tempo riesca a snellire e decongestionare il traffico cittadino nel centro città e conseguentemente anche le emissioni di polveri sottili, altra piaga di cui ha sofferto Avellino negli ultimi anni.
Psicologia
ARTICOLO 18 MISOFONIA
Ben ritrovati con “SorprendenteMente” la nostra mini-rubrica di psicologia che anche quest’oggi tratterà un argomento, a mio avviso, molto interessante. Parleremo della misofonia che , a quanto pare, risulta sconosciuta a molti. Il termine deriva da misos” (μῖσος), che significa “odio” e “fonos” (φόνος), che vuol dire “suono” o “voce”. È un argomento attualmente molto dibattuto in quanto è accompagnato da numerosi dubbi che, allo stato, non hanno consentito la sua classificazione tra i disturbi acustici. Ma vediamo nello specifico di cosa si tratta. Il termine è stato coniato nel 2001 dal gruppo di lavoro di Pawel Jastreboff che lo riferiva a “pazienti che reagivano negativamente solo verso determinati suoni e non riportavano miglioramenti quando trattati come iperacusici (Jastreboff & Jastreboff, 2014)” il che pose l’accento sull’importanza della reazione avversiva che i soggetti avevano nei confronti della fonte. La misofonia, infatti, presenta una notevole reazione emotiva che, in risposta a determinati stimoli uditivi, si accompagna a rabbia, disgusto, tristezza, ansia o altro ancora, come reazioni fisiche che comprendono sudorazione, rigidità muscolare o perfino tachicardia. In pratica, il suono funge da “trigger”, mentre la reazione emotiva, legata alla valutazione soggettiva, è condizionata dai vissuti del soggetto, nonchè da una personale attribuzione di significato legata anche a fattori come la cultura e le credenze.
I trigger più comuni sono:
- I suoni cosiddetti “orali” quali il masticare, sorseggiare o succhiare da una cannuccia, sgranocchiare cibi croccanti, digrignare i denti ecc
- Le voci con particolari caratteristiche come quelle dal tono nasale, ovattato o sibilante, oppure i canti stonati ed i vocalizzi, soprattutto se ad uso intercalare, che comprendono “ah!”, “eh!”, “oh!” ecc.
- I suoni nasali, come respiri profondi, fischi nasali, il russare, il respiro congestionato, starnuti e il “tirare su” con il naso.
- I suoni degli animali come l’abbaiare dei cani e/o il latrare, il cinguettio degli uccelli, il gracchiare delle rane, il piagnucolare di cani e gatti ecc.
- I suoni emessi con i movimenti del corpo, come per esempio: lo scrocchio delle articolazioni ome per esempio quello delle dita o del collo, il rumore emesso dalle unghie che per esempio battono su un tavolo o il rumore dei tacchi
- I suoni emessi dai bambini piccoli, come urla, pianti balbettii, verbalizzazioni costanti
- I suoni ambientali, come: il fruscio della carta o lo strappo della stessa; il rumore delle stoviglie che stridono nel piatto o che si scontrano, i suoni delle tastiere dei cellulari eo le suonerie ecc. i clacson, il volume elevato della tv e/o della radio, ecce cc.
Alcune ricerche, come quella recente effettuata dall’Università di Newcastle, hanno constatato che coloro che soffrono di misofonia presentano dei cambiamenti nella struttura del lobo frontale e nella stessa attività cerebrale ove i meccanismi di controllo emozionale forniscono terreno fertile per sovraccarichi dell’attività al momento dell’esposizione al trigger comportando una risposta psicologica amplificata con tanto di sintomatologia fisica. Il livello di vigilanza psicologica verso i suoni “scatenanti” è iperaccentuata e comporta una diminuzione di tolleranza parallela all’attivazione di processi iperacustici e iperattivazione neurovegetativa
Va da sé che la cosa si rifletta in modo negativo sulle aree relazionali: in ogni caso, se qualcuno vi chiede di abbassare il volume, accontentatelo.
Ricette
La Colomba Pasquale: storia e preparazione di un dolce tradizionale italiano
Colomba Pasquale: icona culinaria italiana, non un semplice dolce, ma simbolo di storia, tradizione e gusto che non può certo mancare sulle tavole degli italiani!
Salute
Fibromialgia: un approccio multidisciplinare per il benessere
La fibromialgia è una condizione complessa e spesso misconosciuta,che influenza profondamente la vita quotidiana di chi ne è affetto. La letteratura scientifica più recente indica l’importanza di un approccio integrato per migliorare la qualità della vita dei pazienti.
Salute – In collaborazione con la Dott.ssa Giusy Della Cerra
La fibromialgia (FM) o sindrome fibromialgica (SFM) è una condizione dolorosa cronica, a eziologia sconosciuta, caratterizzata da dolore muscolo-scheletrico diffuso e sintomi extra-scheletrici a carico di numerosi organi e apparati. Il dolore non è di tipo articolare, ma interessa principalmente i muscoli e le loro inserzioni tendinee, i legamenti e i tessuti periarticolari. La diagnosi può essere formulata sia con i vecchi criteri classificativi del 1990, che richiedono la presenza di dolore muscolo-scheletrico diffuso da almeno 3 mesi e la positività di almeno 11 trigger points sui 18 previsti, sia con i più recenti criteri diagnostici formulati dall’American College of Rheumatology (ACR) nel 2010, basati sui sintomi extra-scheletrici, quali disturbi del sonno, della concentrazione, facile affaticabilità, disturbi d’ansia e depressivi. La FM risulta infatti essere la terza malattia reumatica per diffusione nel mondo, ha tassi di prevalenza che aumentano con l’età dei soggetti, (il picco è osservato nel gruppo di età compreso tra i 40 e i 70 anni) e colpisce maggiormente il sesso femminile, con un rapporto maschi/femmine di 1:9. All’origine di tale sindrome contribuirebbero sia fattori biologici (genetica, bassa soglia del dolore, alterazioni neuroendocrine, cambiamenti ormonali, anomalie del sonno, genere) sia fattori psicologici e socioculturali. Inoltre, numerose situazioni ambientali inducenti ansia e stress sono state chiamate in causa come possibili fattori scatenanti la malattia. Oltre al dolore cronico diffuso, i pazienti affetti da FM riferiscono una sintomatologia varia, che può differire molto da soggetto a soggetto, quale: rigidità articolare presente soprattutto al risveglio mattutino, sensazione di gonfiore di dita,mani e ginocchia,parestesie agli arti,sensazione di instabilità e barcollamento posturale, alternanza di stipsi ad alvo diarroico,cistiti e candidosi frequenti,disfunzioni sessuali, disturbi del sonno,difficoltà di concentrazione,attenzione,perdita di memoria, cefalea e dolore facciale. All’esame obiettivo o ai controlli radiologici e di laboratorio, non si riscontrano alterazioni significative, motivo per il quale spesso i pazienti fibromialgici vengono considerati non affetti da alcuna reale patologia. Familiari, amici e spesso lo stesso medico di famiglia possono dubitare dell’esistenza di un disturbo, contribuendo ad alimentare, nel paziente, vissuti di isolamento, senso di colpa e rabbia. Il trattamento della fibromialgia è multidisciplinare, non standardizzato e basato su farmacoterapia integrata con trattamenti non farmacologici. La terapia farmacologica può dare risultati soddisfacenti, nonostante solo una percentuale di pazienti risponda in modo efficace al trattamento. Gli obiettivi del trattamento farmacologico sono la riduzione del dolore e dei sintomi associati e il miglioramento della qualità di vita. Tali obiettivi, tuttavia, sono raggiungibili soltanto attraverso un approccio che integri il farmaco, la psicoterapia e/o un percorso riabilitativo. La Federal and Drugs Administration ha approvato, finora, 3 farmaci (pregabalin, duloxetina, milnacipran) con l’indicazione per il trattamento della FM, mentre l’European Medicines Agency non ne ha approvato alcuno. Il trattamento farmacologico in Italia è sostanzialmente off-label, ossia fuori indicazione, non essendoci alcun farmaco approvato per il trattamento di questa problematica. Numerose sono le strategie che si possono attuare per fronteggiare il dolore cronico: innanzitutto l’educazione della persona e del proprio ambiente familiare sulle caratteristiche della malattia è il primo passo da compiere, infatti diventando esperti della malattia si ha maggiore possibilità di controllo su di essa, imparando a sentirsi meno limitati nello svolgimento di tutte le attività di vita quotidiana e oltre.Il 60-90% dei pazienti ha disturbi del sonno: si è visto che un sonno ristoratore è molto importante al fine di controllare molti sintomi della fibromialgia. A questo proposito la respirazione diaframmatica può essere un valido aiuto nel favorire il sonno, in quanto induce uno stato di rilassamento psico-fisico dell’organismo,riducendo le tensioni muscolari,favorendo serenità e tranquillità.Il consumo di alcol,caffeina,nicotina,teina, un pasto serale abbondante possono inficiare la qualità del sonno; è quindi consigliabile una cena leggera a basso contenuto proteico,ricca di verdure e carboidrati. In generale una dieta equilibrata che permetta di tenere sotto controllo il peso corporeo, evitando un aumento ponderale è raccomandato al fine della gestione dei sintomi del dolore cronico. L’esercizio fisico deve essere individualizzato e divenire parte integrante della quotidianità: una moderata attività fisica aerobica unita ad esercizi di allungamento muscolare sono utili nel controllare la sintomatologia dolorosa. Inoltre attività come lo yoga possono migliorare la capacità aerobica, la forza muscolare,l’equilibrio,la flessibilità del corpo e la qualità della vita. Piuttosto che cercare di eliminare,evitare ciò che è spiacevole come appunto il dolore cronico, bisogna favorire un atteggiamento di accettazione radicale, funzionale e investire energie e risorse verso ciò che è utile e positivo per la persona.