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Alice nel paese …
DonnexStrada
Un ente di donne per le donne che mira a garantirne la sicurezza in strada e non solo. Una rete di cittadini consapevoli e disponibili ad aiutare le donne a sentirsi più sicure per le vie della città la sera.
Nel 2006 il Dipartimento delle Pari Opportunità attivò nel nostro Paese il 1522, un numero gratuito di pubblica utilità per le donne vittime di violenza intra ed extrafamiliare, estendendo nel 2013 il proprio sostegno anche alle donne vittime di stalker. Tale strumento di aiuto è sempre attivo sull’intero territorio nazionale in qualsiasi ora, raggiungibile da rete fissa e mobile. Il personale al telefono risponde in molte lingue tra cui l’ italiano, il francese, l’inglese, lo spagnolo, l’ arabo, il farsi, l’ albanese, il russo, l’ucraino, il portoghese e il polacco. Le donne che ne usufruiscono hanno la possibilità di richiedere informazioni sui servizi socio sanitari pubblici e privati presenti in Italia.
A Londra il 3 marzo 2021 Sarah Everard, sulla via di ritorno a casa, dopo il lavoro all’imbrunire, viene aggredita, violentata e uccisa da un poliziotto. L’evento efferato compiuto tra l’altro da una persona che avrebbe dovuto invece difenderla, sconvolge l’opinione pubblica e provoca un’onda reattiva alla grave ingiustizia avvenuta, che conduce dopo pochi giorni alla creazione dell’Associazione DonnexStrada, un ente di donne per le donne che mira a garantirne la sicurezza in strada e non solo. Il femminicidio di Sarah segna la svolta, che condurrà alla costituzione di una rete di cittadini consapevoli e disponibili ad aiutare le donne a sentirsi più sicure per le vie della città la sera.
Le fondatrici dell’Associazione Ilaria Saliva, Laura De Dilectis, Beatrice Antonelli, Bianca Hirata, Caterina Fantetti, Alice Frediani, Giulia Valzecchi, Georgia Spencer Davison ritengono fondamentale prevenire comportamenti violenti mediante l’educazione e la rieducazione che conducano alla creazione di una sorta di rete di sostegno locale che generi benessere, limitando l’insorgenza del disagio psichico.
Tra i vari progetti dell’Associazione c’è appunto quello denominato Punti Viola che ha lo scopo di creare luoghi sicuri ovvero esercizi commerciali aperti al pubblico, sensibilizzati e formati contro la violenza di genere e per garantire la sicurezza delle persone per strada. I cittadini coinvolti, che nel loro insieme costituiscono una compagine ramificata sul territorio, intervengono in difesa delle donne che corrono il rischio di aggressione per le strade. La selezione, la sensibilizzazione e la formazione delle persone coinvolte viene svolta da un team esperto sul piano legale e psicologico.
Inoltre la donna che non vuole procedere da sola lungo il tragitto può contattare la pagina Instagram DonnexStrada, da cui scatterà immediatamente una diretta o una videochiamata con un volontario o una volontaria dell’Associazione che le farà compagnia a distanza fino a destinazione. Tale servizio è chiaramente fruibile da chiunque ne abbia bisogno: uomo o donna che sia.
DonnexStrada infine promuove politiche e programmi pubblici che rendano le istituzioni operative nel momento in cui le donne vittime si rivolgono a loro.
Elena Opromolla
@riproduzioneriservata
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Arte
La soggettività come filo conduttore dell’arte contemporanea

Qualsiasi forma d’arte che osserviamo oggi è il risultato di un lungo processo di sviluppo, iniziato ed evolutosi nel corso del tempo, un risultato ottenuto grazie a menti innovative che hanno sfidato le convenzioni e infranto i confini delle regole stabilite.
È ampiamente riconosciuto che le Avanguardie hanno contribuito a superare i confini istituzionalizzati dell’arte; in questo contesto, l’arte ha iniziato a evolversi, integrandosi pienamente nella vita quotidiana dell’artista. Essa ha cominciato a esprimere emozioni, sentimenti e disagi, oppure è stata creata come un semplice sfogo. L’arte, in questo processo, può assumere molteplici significati, oppure non averne alcuno; può manifestarsi come un semplice taglio su una tela, o come un oggetto industriale posto senza seguire regole precise o senza significati nascosti.
Iniziamo dai principi: per lungo tempo, l’artista era vincolato a seguire non solo regole relative ai soggetti da rappresentare, come temi storici, mitologici e religiosi, ma anche a rispettare precise convenzioni riguardanti il formato della tela da utilizzare. Ad esempio, una tela di grandi dimensioni doveva essere impiegata esclusivamente per rappresentazioni di soggetti classici. Tuttavia, è con Gustave Courbet che queste rigide regole iniziano a dissolversi. Con il passare degli anni, numerosi cambiamenti hanno trasformato il modo di concepire e di creare ogni forma artistica, portando a una continua evoluzione delle pratiche artistiche. Con le Avanguardie, l’artista giunge al punto di creare forme d’arte prive di convenzioni, senza significati obbligatori da riconoscere dietro l’opera; inizia a liberarsi dalla tradizionale tela, facendo sì che l’oggetto esca da essa, diventando completamente percepibile. L’opera diventa dinamica, misurabile nello spazio e tangibile, rompendo i confini tradizionali e spingendo l’arte verso nuove dimensioni di interazione e comprensione. L’arte diventa un fenomeno vivo, in continua evoluzione.
Se con le Avanguardie l’arte ha infranto ogni convenzione, evolvendosi in molteplici direzioni, il periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale ha spinto ulteriormente gli artisti ad esplorare nuove modalità espressive, sempre più legate ai mutamenti della società e della cultura in continua evoluzione. Dopo la guerra, l’arte diventa una forma di espressione e gestualità, priva di un significato concreto e definito sulla tela, ma dominata dal sentimento e dalla carica emotiva dell’artista. La rappresentazione del soggetto viene abbandonata a favore di un’espressione più intima, comunicata attraverso il colore, che diventa il principale strumento per trasmettere l’intensità delle emozioni e degli stati d’animo. Un precursore fondamentale di questa forma d’arte è l’artista americano Jackson Pollock (1912-1956), esponente di spicco dell’Espressionismo Astratto, un movimento principalmente americano che si sviluppa tra la fine degli anni Quaranta e gli inizi degli anni Cinquanta. L’Espressionismo Astratto rifiuta l’arte figurativa in favore dell’astrazione, e il protagonista principale diventa il corpo stesso dell’artista, che interagisce fisicamente con la tela, spargendo il colore con gesti spontanei e dinamici. In questo modo, l’atto creativo diventa parte integrante dell’opera, con il movimento e la gestualità che esprimono le emozioni più profonde dell’artista.
Un’altra forma d’arte che riflette appieno la cultura di massa e il nuovo mondo sempre più globalizzato e consumista è la Pop Art, un movimento nato in Gran Bretagna negli anni Cinquanta del Novecento e che ha trovato la sua massima espressione negli Stati Uniti d’America, con artisti di spicco come Andy Warhol (1928-1987) e Roy Lichtenstein (1923-1997). La Pop Art si configura come un’arte comunicativa, utilizzando immagini, stampe, grafiche e fotografie che rappresentano soggetti e icone tipiche della comunicazione consumistica del periodo. A differenza di altri movimenti precedenti, i protagonisti della Pop Art non criticano la nuova società, ma l’accolgono e ne traggono ispirazione, suggerendo ed esprimendo una nuova consapevolezza riguardo alla comunicazione contemporanea. La Pop Art diventa matrice di una riflessione consumistica, sull’industria culturale e sull’influenza che i mass media esercitano sulla vita quotidiana di ogni individuo.
L’arte, tuttavia, non è un fenomeno universale, poiché non viene percepita allo stesso modo da tutti. La sua interpretazione è soggettiva e varia da persona a persona. Ogni opera d’arte diventa così una manifestazione sempre più personale ed unica, esprime il proprio mondo interiore, le emozioni, le riflessioni e le esperienze individuali. Con il passare del tempo, l’arte si è sempre più distaccata dalla ricerca di un significato oggettivo e universale, per diventare una forma di espressione profondamente legata alla sensibilità e alla visione personale dell’artista. Con l’arte contemporanea poi, questo sentimento diventa sempre più forte.
L’arte contemporanea si distingue per la sua diversità, per la continua sperimentazione e per una riflessione incessante sui cambiamenti globali, riflettendo sulle complesse dinamiche della società odierna. Ogni forma d’arte si arricchisce di nuove prospettive, adottando approcci innovativi e affrontando temi che spaziano dalla tecnologia alla politica, dalla cultura globale alle questioni ambientali.
Libri
Le cicogne della Scala, di Silvia Montemurro
moda
YVES SAINT LAURENT: UN’ICONA INTRAMONTABILE

L’icona della moda Parigina nasce nel 1936 in Nordafrica, il suo nome è Yves Henri Donat Mathieu-Saint Laurent.
Un talento innato, quello per la moda, a soli 17 anni vince il premio al concorso del Segretario internazionale della lana a cui partecipò anche il giovane Karl Lagerfeld, divenuto successivamente anche lui un’icona mondiale della moda contemporanea. All’età di 18 anni viene immediatamente notato dal direttore di Vogue Michel de Brunhoff che decide di presentarlo al già affermato ed iconico Christian Dior che, affascinato dal talento del giovane parigino, lo nomina suo successore e gli affida le redini della grande maison francese.
Nel 1960 nel pieno della sua carriera, fu chiamato a prestare servizio nell’esercito francese per combattere in Algeria, un’esperienza che segnò un cambiamento profondo nel suo stato d’animo. Nel 1962, insieme al compagno Pierre Bergé, Yves decise di aprire un proprio atelier di moda.
Il successo è immediato, la sua creatività è unica, vorticosa, eccezionale; il suo amore per le donne gli permette di realizzare capi unici, che diventano delle opere d’arte e che restituiscono un fascino enigmatico e al tempo stesso raffinato. Nel corso della sua intensa carriera, divenne il principale fautore di un cambiamento sociale, colui che rivoluzionò le convenzioni di una società ancora non pronta ad accogliere la novità. Fu infatti colui che restituì alle donne la giusta dignità, riconoscendole come pari agli uomini con la creazione dello smoking, un abito maschile rimodulato sul corpo femminile.
Ma non fu solo la moda a svolgere un ruolo centrale nella sua vita; l’arte ebbe un’importanza fondamentale, rappresentando una fusione significativa che lo portò a collaborare con artisti, collezionisti e mecenati. La sua passione per l’arte si rifletteva nelle sue creazioni, come nei “rettangoli rossi, bianchi, gialli e blu” ispirati a Mondrian creando una collezione dedicata al pittore del Neoplasticismo, o nella riproduzione delle opere più celebri di Van Gogh, riproposte su giacche e tessuti. Lo stilista, insieme al suo compagno Pierre Bergé, divenne uno dei collezionisti d’arte più influenti del XX secolo, raccogliendo oltre 700 opere che trasfigurarono le loro residenze in veri e propri palcoscenici dove arte, moda e cultura si miscelavano costantemente.
Grazie a questo stilista iconico, la figura femminile ha progressivamente acquisito maggiore libertà, distaccandosi sempre più da una società ancora retrograda. Nel 1983, il Metropolitan Museum of Art, decide di dedicare una prima espositiva ad un’artista/stilista ancora in vita, in un percorso immersivo e coinvolgente dove viene ripercorso lo straordinario successo del designer.
Tuttavia la sua vita privata non è sempre stata affascinante e luminosa come le sue creazioni, al contrario, è stata ricca di sconvolgimenti emotivi, paranoie e momenti di chiusura sociale che hanno reso difficoltoso il suo percorso. Nel 2002 difatti, annuncia il suo ritiro in un comunicato stampa, in cerca di un’intimità probabilmente mai avuta a causa del suo enorme successo.
Nel 2008, si spegne all’età di 71 anni, a Parigi, nella città che gli ha sempre conferito un’immensa gratitudine per il suo grandioso lavoro.
Tutt’oggi YSL è un marchio mondiale in continua evoluzione che continua ad accompagnare l’evoluzione contemporanea della moda, infallibile ed intramontabile, come il suo creatore.
Musica
So’Stella: quest’anno sarà come stare in erasmus
Raccontaci che bambina sei stata, già avevi propensione per tutto quello che in un certo modo è spettacolo?
Sono stata una bambina sognatrice e nel contempo guerriera proprio perché ho lottato per realizzare i miei sogni. E, dunque, non mi sono mai arresa e adesso sono una giovane donna con già molte esperienze in ambito lavorativo.
Da piccola organizzavo spettacoli per la mia famiglia, già li ho capito che volevo realizzarmi nell’ambito dello spettacolo.
I peluche sono stati il mio primo pubblico, poi mia madre.
Le prime persone che hanno creduto in me, nelle mie capacità, indubbiamente sono stati i miei genitori, i quali mi hanno spronato a perseguire il mio sogno e supportato nelle mie scelte.
Loro hanno visto in me il talento fin da quando organizzavo gli spettacoli in casa, mi piaceva mettere in piedi balletti e monologhi, mi scrivevo la scaletta, pensavo perfino ai biglietti che distribuivo ad ogni componente della mia famiglia il giorno prima della esibizione. Ricordo che chiudevo lo spettacolo dicendo: “se vi è piaciuto, vi è piaciuto, se non vi è piaciuto, state in silenzio” hahah questa è una cosa che ho sempre detto.
Nel tempo mi sono resa conto che ripetevano la stessa frase anche quando mi capitava di fare animazione, e questo mi ha fatto molto sorridere
Ancora oggi mi reputo poliedrica, come nei miei spettacolini a casa, mi piace esternare il mio lato artistico su vari fronti come ad esempio la danza, ho ballato in tutta Italia con diverse compagnie di danza, ho lavorato in villaggi fortissimi con venticinque animatori, sono stata fuori casa sei mesi all’anno per lavorare. È stato bello!
Un po’ come Fiorello versione femminile?
Lui è uno dei miei idoli.
La tua primissima esperienza lavorativa come è andata, eri emozionata o hai saputo gestire le emozioni?
La prima volta che ho lavorato avevo tredici anni, era nell’animazione, mi pagavano duecento euro più vitto e alloggio, non facevano salire sul palco quelli alle prime esperienze, perché c’era un po’ di nonnismo nell’ambiente, verso i “nuovi arrivati”, infatti i colleghi più grandi mettevano agli ultimi il letto fuori alla stanza, molti erano i dispetti.
Un anno però, mi capitò che la ballerina solista si sentì male ed io mi ritrovai sul palco. Ero alla prima esperienza, fu una soddisfazione, già li sentii l’emozione che si trasformo’ in adrenalina.
Oggi prima di salire sul palco o dietro le quinte, metto in pratica un rito, e dico: “brrr, brrr, mah, mah”.
Chi ti ha supportato nella tua ispirazione creativa, artistica?
Mi sono supportata io in primis, molto la mia famiglia e un sacco i miei vari maestri. Ho diversi mentori che ancora oggi pur non essendo più loro allieva, interpello per consigli di qualsiasi genere. Uno tra questi ad esempio e Gianni Simeone, mi ha dato molta forza, questo è molto per me. Gli voglio bene.
Raccontaci di cosa ti occupi
Lavoro a Shout, facciamo un sacco di belle cose come comunicazione e marketing, stiamo realizzando un podcast, belle collaborazioni come quella con Luca Gaeta, Maria Flavia Stellato.
Da un po’ ho chiuso il rapporto con radio Ibiza, perché dopo dieci anni di radio, voglio raggiungere altri obbiettivi. Ho molti progetti, voglio soffermarmi un po’ sul teatro, e voglio sperimentate.
Cosa ti ha lasciato L’esperienza della radio?
La radio mi ha affermata come personaggio pubblico, dovunque andavo le persone mi riconoscevano, anche nell’ambiente molti artisti, ad esempio Clementino, sapevano chi ero.
Comunque la radio è un amore, soffro a stare senza , la radio mi ha formata, la consiglio a chiunque. Non ci soffermiamo sui podcast, non perdiamo l’abitudine di ascoltare le radio in macchina.
Ad oggi credi ci siano ancora talenti inesplorati dentro “Stella”?
Uuh si, un sacco! Ho fatto la deejay e lo faccio ancora, faccio la speaker, la vocalist, il teatro, musical, danza, sono tutti lati che sto approfondendo tutt’oggi. Sono diplomata in fisarmonica al conservatorio, ho studiato la chitarra alla Mela di Odessa. Più cresco più mi sento pronta a fare altro. Vorrei provare a tirar su un one man show, vorrei approfondire quel mio lato…
Ti sei sempre dichiarata fun dell’umiltà e della sincerità, qual’e il tuo rapporto con i followers?
È’ un rapporto sincero, tutti i giorni dedico del tempo per rispondere ai loro messaggi.
Raccontaci un aneddoto con uno di loro
Te ne racconto due, una volta un ragazzo mi inviò la foto di un cane, scrivendomi “per favore mi dai una mano il mio cane ha un problema, ha delle necessità”.
Allora pubblicai sul mio profilo una foto dove invitavo le persone a dare una mano a questo ragazzo affiche’ provvedesse alle necessità del suo cagnolino. Tempo dopo incontro il ragazzo che mi ringrazia per salvato il suo cane, fui felicissima e mi commossi.
Ed ancora, una volta una ragazza mi scrisse dicendomi che non riusciva a rintracciare un ragazzo di Avellino, che aveva, tempo addietro, incontrato di sfuggita e di cui si era invaghita.
Allora io scrissi sul gruppo di Instagram “Avellino è quella city”, per ricevere informazioni utili per ritrovarlo. Il tipo mi contattò in privato dicendomi di essere fidanzato, in quell’occasione mi toccò, purtroppo, riferire tutto alla ragazza e spezzarle il cuore. Sì, Interagisco molto con i miei followers
Cosa speri di lasciare al pubblico al termine di una tua esibizione?
Spero di regalare emozioni, di far arrivare quelle che provo io e di condividerle con loro…
Quello che spero di lasciare e tutto quello che ho vissuto, è fondamentale che la passione, la dedizione, la perseveranza, arrivi alle persone, ma questo qualsiasi cosa faccia, dalla storia di Instagram, allo spettacolo teatrale. Il mio è un messaggio di amore e passione.
Quali sono i tuoi prossimi obbiettivi?
Voglio scoprirmi, sperimentare nuovi lati, sarà un anno di erasmus haha.
Sarà un anno diverso, ci metto la firma .
Dove vuole arrivare Stella?
Ho un sacco di obbiettivi, non te lo dico, sono scaramantica, vedrete!


Nuove uscite Musicali
Angelo: Costruendo forza e sensibilità attraverso la musica

Ciao Angelo, grazie per essere qui con noi oggi! Per cominciare, raccontaci di te!!!
Ciao a tutti ragazzi! È sempre difficile parlare di se stessi in poche righe. Sono un ragazzo del ‘94 che ha da poco finito gli studi magistrali in Economia e che da 10 anni lavora come immagine in discoteca. Quest’ultimo ruolo, in particolare, mi ha aiutato ad abbattere la mia timidezza e le mille paranoie che da piccolo mi impedivano di accettarmi per via di qualche chiletto in più. Ho tanto lavorato sul mio corpo e sulla mente costruendo spalle forti per le battaglie più grandi che la vita presenta, dentro di me è rimasta una parte sensibile e disincantata che ritrovo nel momento in cui scrivo qualcosa. E quando riesco a ritrovare quella parte mi sento davvero completo. Vivo sperando che quei sentimenti, quelle parole, quegli accordi possano, un giorno, arrivare a più gente possibile.
Poi potresti raccontarci qualcosa del tuo nuovo singolo “Filo Rosso”? Qual è l’ispirazione dietro questa canzone?
“Filo Rosso” è la canzone di un amore ritrovato. Sono figlio di due genitori separati che però, piuttosto che dimezzare il loro quantitativo d’affetto nei miei confronti direi che l’hanno moltiplicato (con il risultato di avermi straviziato lo ammetto 😂) e da questa situazione ne sono uscito distrutto. Ho sempre considerato gli amici come la famiglia che scegliamo e, dopo la fine del rapporto tra le mie due migliori amiche, sono tornati a galla tutti i fantasmi della separazione tra i miei. Dopo sei mesi però, calmate le acque, è tornato il sereno tra loro nonostante oggi non stiano insieme. Quel momento così intenso però mi dato l’input di tornare di corsa a casa e scrivere di quanto avevo vissuto.
Il titolo “Filo Rosso” è molto evocativo. C’è una storia particolare dietro questo titolo? Cosa rappresenta per te?
Si rifà alla leggenda secondo la quale ognuno di noi nasce con un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra. Questo filo ci lega indissolubilmente alla persona cui siamo destinati e credo che in un modo o nell’altro loro lo siano.
Come è stato il processo creativo di “Filo Rosso”? Hai incontrato qualche sfida particolare durante la produzione?
Credo di averla scritta in non più di 15 minuti. Quando senti che arriva l’ispirazione tutto viene da sé. Da giorni risuonava nella mia testa una determinata sequenza di accordi ma mancavano le parole. Sono arrivate poco dopo
Quali sono le reazioni che speri di ottenere dai tuoi fan con questo singolo?
Cerco di raccontare storie di vita vissuta e sensazioni che provo in prima persona. Mi rendo conto che oggi le tendenze musicali vadano verso altre strade. Oggi la maggior parte dei ragazzi che si avvicinano a questo meraviglioso mondo lo fanno più per un ipotetico guadagno che per un messaggio. Vorrei partire da quest’ultimo per arrivare a più persone possibili.
Parlando di futuro, quali sono i tuoi prossimi progetti musicali? Hai in programma di pubblicare un album o altri singoli a breve?
Ho molti brani ancora inediti chiusi nel cassetto che, al momento giusto farò uscire. Fino ad oggi ho fatto tutto da indipendente, spero che qualcuno possa abbracciare il mio progetto e fare un bel po’ di strada insieme.
Come vedi la tua evoluzione artistica nei prossimi anni? Quali sono gli obiettivi che ti sei prefissato?
Ho sempre l’immagine di me in macchina in coda al semaforo e qualcuno che si affianca cantando a squarciagola qualche mia canzone. Credo che questo sia già un bello step da raggiungere. Fino ad oggi le ho sempre cantate con le persone a me vicine ma, quando arrivi al cuore e alle testa di qualcuno che non conosci credo sia il massimo.
Grazie mille per il tuo tempo, Angelo! Vuoi lasciare un messaggio ai lettori di Plus Magazine e ai tuoi fan?
Vi ringrazio per la bella chiacchiera e per avermi dato la possibilità di farmi conoscere. Un bacio!
Link al suo ultimo brano! Filo Rosso
Politica
La guerra dei dazi
Il secondo mandato di Trump si apre con una delle sue promesse in campagna elettorale, la guerra dei dazi è solo l’inizio.
Politica e dintorni – Donald Trump lo aveva promesso e lo ha fatto, come più volte ribadito nei suoi discorsi durante la campagna elettorale si sarebbe tornati ad una politica protezionista nei confronti dei beni nazionali, di conseguenza sarebbero stati svantaggiati quelli importati, il tutto al fine di poter rivitalizzare l’industria americana.
Oltre a quelli europei, e di conseguenza buona parte della manifattura italiana, di cui già si sapeva il destino, ed infatti l’Unione Europea ancora una volta si è fatta trovare con la guardia abbassata rispetto a tale mossa, ad essere tassati sono stati anche i prodotti canadesi e messicani, e cinesi, paesi da sempre in antitesi con le politiche trumpiane.
Già in passato il paese che affaccia sull’omonimo Golfo che secondo la volontà del presidente U. S. A. avrebbe dovuto cambiare il nome in grande Golfo americano, nel primo mandato di Trump era balzato all’ordine della cronaca internazionale per via della volontà del tycoon di completare il famoso muro che separa i due stati al fine di dare un controllo sull’immigrazione clandestina.
Per non intercorrere in tali misure restrittive i paesi colpiti dai dazi avrebbero dovuto secondo la volontà dell’inquilino della casa Bianca, stipulare un accordo commerciale, ovviamente il tutto a favore degli Stati Uniti come per rimarcare il senso di onnipotenza di Washington.
Nel caso dell’Industria italiana, specie quella alimentare non è la prima volta che essa viene svantaggiata da provvedimenti esterni, è noto che a causa delle sanzioni imposte dalle mura Bea alla Russia non sia consentito vendere in quel paese prodotti quali la mozzarella di bufala.
Riuscirà l’Unione Europea a porsi in maniera speculare alle politiche decise da altre nazioni, tutelando finalmente gli interessi nazionali e sovranazionali degli Stati che ne fanno parte?
Psicologia
ARTICOLO 18 MISOFONIA
Ben ritrovati con “SorprendenteMente” la nostra mini-rubrica di psicologia che anche quest’oggi tratterà un argomento, a mio avviso, molto interessante. Parleremo della misofonia che , a quanto pare, risulta sconosciuta a molti. Il termine deriva da misos” (μῖσος), che significa “odio” e “fonos” (φόνος), che vuol dire “suono” o “voce”. È un argomento attualmente molto dibattuto in quanto è accompagnato da numerosi dubbi che, allo stato, non hanno consentito la sua classificazione tra i disturbi acustici. Ma vediamo nello specifico di cosa si tratta. Il termine è stato coniato nel 2001 dal gruppo di lavoro di Pawel Jastreboff che lo riferiva a “pazienti che reagivano negativamente solo verso determinati suoni e non riportavano miglioramenti quando trattati come iperacusici (Jastreboff & Jastreboff, 2014)” il che pose l’accento sull’importanza della reazione avversiva che i soggetti avevano nei confronti della fonte. La misofonia, infatti, presenta una notevole reazione emotiva che, in risposta a determinati stimoli uditivi, si accompagna a rabbia, disgusto, tristezza, ansia o altro ancora, come reazioni fisiche che comprendono sudorazione, rigidità muscolare o perfino tachicardia. In pratica, il suono funge da “trigger”, mentre la reazione emotiva, legata alla valutazione soggettiva, è condizionata dai vissuti del soggetto, nonchè da una personale attribuzione di significato legata anche a fattori come la cultura e le credenze.
I trigger più comuni sono:
- I suoni cosiddetti “orali” quali il masticare, sorseggiare o succhiare da una cannuccia, sgranocchiare cibi croccanti, digrignare i denti ecc
- Le voci con particolari caratteristiche come quelle dal tono nasale, ovattato o sibilante, oppure i canti stonati ed i vocalizzi, soprattutto se ad uso intercalare, che comprendono “ah!”, “eh!”, “oh!” ecc.
- I suoni nasali, come respiri profondi, fischi nasali, il russare, il respiro congestionato, starnuti e il “tirare su” con il naso.
- I suoni degli animali come l’abbaiare dei cani e/o il latrare, il cinguettio degli uccelli, il gracchiare delle rane, il piagnucolare di cani e gatti ecc.
- I suoni emessi con i movimenti del corpo, come per esempio: lo scrocchio delle articolazioni ome per esempio quello delle dita o del collo, il rumore emesso dalle unghie che per esempio battono su un tavolo o il rumore dei tacchi
- I suoni emessi dai bambini piccoli, come urla, pianti balbettii, verbalizzazioni costanti
- I suoni ambientali, come: il fruscio della carta o lo strappo della stessa; il rumore delle stoviglie che stridono nel piatto o che si scontrano, i suoni delle tastiere dei cellulari eo le suonerie ecc. i clacson, il volume elevato della tv e/o della radio, ecce cc.
Alcune ricerche, come quella recente effettuata dall’Università di Newcastle, hanno constatato che coloro che soffrono di misofonia presentano dei cambiamenti nella struttura del lobo frontale e nella stessa attività cerebrale ove i meccanismi di controllo emozionale forniscono terreno fertile per sovraccarichi dell’attività al momento dell’esposizione al trigger comportando una risposta psicologica amplificata con tanto di sintomatologia fisica. Il livello di vigilanza psicologica verso i suoni “scatenanti” è iperaccentuata e comporta una diminuzione di tolleranza parallela all’attivazione di processi iperacustici e iperattivazione neurovegetativa
Va da sé che la cosa si rifletta in modo negativo sulle aree relazionali: in ogni caso, se qualcuno vi chiede di abbassare il volume, accontentatelo.
Ricette
Capodanno: un nuovo inizio con la ricetta delle Lenticchie alla Contadina
Sulle tavole degli italiani, durante la Vigilia di Capodanno, c’è un piatto che non può mancare: le lenticchie alla contadina, scopriamo insieme la ricetta!
Salute
Fibromialgia: un approccio multidisciplinare per il benessere

La fibromialgia è una condizione complessa e spesso misconosciuta,che influenza profondamente la vita quotidiana di chi ne è affetto. La letteratura scientifica più recente indica l’importanza di un approccio integrato per migliorare la qualità della vita dei pazienti.
Salute – In collaborazione con la Dott.ssa Giusy Della Cerra
La fibromialgia (FM) o sindrome fibromialgica (SFM) è una condizione dolorosa cronica, a eziologia sconosciuta, caratterizzata da dolore muscolo-scheletrico diffuso e sintomi extra-scheletrici a carico di numerosi organi e apparati. Il dolore non è di tipo articolare, ma interessa principalmente i muscoli e le loro inserzioni tendinee, i legamenti e i tessuti periarticolari. La diagnosi può essere formulata sia con i vecchi criteri classificativi del 1990, che richiedono la presenza di dolore muscolo-scheletrico diffuso da almeno 3 mesi e la positività di almeno 11 trigger points sui 18 previsti, sia con i più recenti criteri diagnostici formulati dall’American College of Rheumatology (ACR) nel 2010, basati sui sintomi extra-scheletrici, quali disturbi del sonno, della concentrazione, facile affaticabilità, disturbi d’ansia e depressivi. La FM risulta infatti essere la terza malattia reumatica per diffusione nel mondo, ha tassi di prevalenza che aumentano con l’età dei soggetti, (il picco è osservato nel gruppo di età compreso tra i 40 e i 70 anni) e colpisce maggiormente il sesso femminile, con un rapporto maschi/femmine di 1:9. All’origine di tale sindrome contribuirebbero sia fattori biologici (genetica, bassa soglia del dolore, alterazioni neuroendocrine, cambiamenti ormonali, anomalie del sonno, genere) sia fattori psicologici e socioculturali. Inoltre, numerose situazioni ambientali inducenti ansia e stress sono state chiamate in causa come possibili fattori scatenanti la malattia. Oltre al dolore cronico diffuso, i pazienti affetti da FM riferiscono una sintomatologia varia, che può differire molto da soggetto a soggetto, quale: rigidità articolare presente soprattutto al risveglio mattutino, sensazione di gonfiore di dita,mani e ginocchia,parestesie agli arti,sensazione di instabilità e barcollamento posturale, alternanza di stipsi ad alvo diarroico,cistiti e candidosi frequenti,disfunzioni sessuali, disturbi del sonno,difficoltà di concentrazione,attenzione,perdita di memoria, cefalea e dolore facciale. All’esame obiettivo o ai controlli radiologici e di laboratorio, non si riscontrano alterazioni significative, motivo per il quale spesso i pazienti fibromialgici vengono considerati non affetti da alcuna reale patologia. Familiari, amici e spesso lo stesso medico di famiglia possono dubitare dell’esistenza di un disturbo, contribuendo ad alimentare, nel paziente, vissuti di isolamento, senso di colpa e rabbia. Il trattamento della fibromialgia è multidisciplinare, non standardizzato e basato su farmacoterapia integrata con trattamenti non farmacologici. La terapia farmacologica può dare risultati soddisfacenti, nonostante solo una percentuale di pazienti risponda in modo efficace al trattamento. Gli obiettivi del trattamento farmacologico sono la riduzione del dolore e dei sintomi associati e il miglioramento della qualità di vita. Tali obiettivi, tuttavia, sono raggiungibili soltanto attraverso un approccio che integri il farmaco, la psicoterapia e/o un percorso riabilitativo. La Federal and Drugs Administration ha approvato, finora, 3 farmaci (pregabalin, duloxetina, milnacipran) con l’indicazione per il trattamento della FM, mentre l’European Medicines Agency non ne ha approvato alcuno. Il trattamento farmacologico in Italia è sostanzialmente off-label, ossia fuori indicazione, non essendoci alcun farmaco approvato per il trattamento di questa problematica. Numerose sono le strategie che si possono attuare per fronteggiare il dolore cronico: innanzitutto l’educazione della persona e del proprio ambiente familiare sulle caratteristiche della malattia è il primo passo da compiere, infatti diventando esperti della malattia si ha maggiore possibilità di controllo su di essa, imparando a sentirsi meno limitati nello svolgimento di tutte le attività di vita quotidiana e oltre.Il 60-90% dei pazienti ha disturbi del sonno: si è visto che un sonno ristoratore è molto importante al fine di controllare molti sintomi della fibromialgia. A questo proposito la respirazione diaframmatica può essere un valido aiuto nel favorire il sonno, in quanto induce uno stato di rilassamento psico-fisico dell’organismo,riducendo le tensioni muscolari,favorendo serenità e tranquillità.Il consumo di alcol,caffeina,nicotina,teina, un pasto serale abbondante possono inficiare la qualità del sonno; è quindi consigliabile una cena leggera a basso contenuto proteico,ricca di verdure e carboidrati. In generale una dieta equilibrata che permetta di tenere sotto controllo il peso corporeo, evitando un aumento ponderale è raccomandato al fine della gestione dei sintomi del dolore cronico. L’esercizio fisico deve essere individualizzato e divenire parte integrante della quotidianità: una moderata attività fisica aerobica unita ad esercizi di allungamento muscolare sono utili nel controllare la sintomatologia dolorosa. Inoltre attività come lo yoga possono migliorare la capacità aerobica, la forza muscolare,l’equilibrio,la flessibilità del corpo e la qualità della vita. Piuttosto che cercare di eliminare,evitare ciò che è spiacevole come appunto il dolore cronico, bisogna favorire un atteggiamento di accettazione radicale, funzionale e investire energie e risorse verso ciò che è utile e positivo per la persona.