Esiste un sostantivo che racchiude tutte le caratteristiche e le potenzialità dell’essere umano.  Il concetto di persona mette infatti tutti d’accordo e seda ogni conflitto teorico tra i generi. Concepire gli altri e se stessi, come persone, vuol dire riconoscere parità di diritti e doveri a ciascuno.

Oltre la festa dedicata alle donne c’è una profonda e diffusa esigenza di fornire loro strumenti psicologici e materiali per consentirne l’emancipazione.

Crediamo che fin tanto continueremo a distinguere il genere umano in base al sesso, al colore della pelle, al credo religioso o politico non riusciremo ad evitare le discriminazioni.

Esiste un sostantivo che racchiude tutte le caratteristiche e le potenzialità dell’essere umano.  Il concetto di persona mette infatti tutti d’accordo e seda ogni conflitto teorico tra i generi.

Concepire gli altri e se stessi, come persone, vuol dire riconoscere parità di diritti e doveri a ciascuno.

La completezza dell’essere umano e quindi della persona ne fa un soggetto attivo all’interno della società, dove interagendo manifesta tutto il suo potenziale.

Siamo tutti in cammino verso la ricerca di senso e tutti concorrono, affinché ciascuno possa trovare il proprio senso, scoprendo i propri talenti ed aiutando il prossimo a scoprire, a sua volta, la ricchezza di cui è dotato.

Il cammino dell’umanità ha origini lontanissime: percorsi dolorosi e spietati hanno travagliato le generazioni precedenti, in cui la comunicazione era limitata dai mezzi a disposizione e dalle distanze geografiche.

L’era digitale ha consentito all’homo technologicus di essere dovunque virtualmente e di entrare in possesso di innumerevoli informazioni, che evidenziano in forma massiva e impressionante, l’esistenza di fenomeni sociali diffusi che hanno origine dalle varie forme di violenza.

Ciò che la stampa denuncia nella fattispecie della violenza di genere ci fa comprendere che veniamo dal buio, dal buio del passato, dal buio della coscienza individuale e collettiva.

Il genere, cosiddetto umano, non ha ancora abbandonato la predazione ovvero l’aggressione come soluzione dei conflitti e dell’approvvigionamento dei beni di sussistenza.

La forza fisica ha prevalso su quella intellettiva e l’uomo l’ha esercitata sui bambini, sulle donne e sulle fasce deboli. La Storia che ci precede è tutta al maschile, anche se le donne sono state depositarie della maternità. Alcune civiltà del passato, molto più evolute di quelle attuali, hanno riconosciuto la sacralità delle donne in quanto effettive procreatrici dell’umanità.

La donna al di là del suo destino biologico, però, è di per sé portatrice di intelligenza, forza, determinazione, sensibilità e bellezza.

A livello biologico, quasi a voler equipotenziare i generi a livello embrionale, avviene un fenomeno straordinario:

il cromosoma X, veicolato  anche  dai gameti maschili, una volta inoculato nella cellula uovo, oltre a determinare il sesso del feto, si neutralizza, ovvero si atrofizza, costituendo il corpo di Barr, dal genetista Murray Barr che lo individuò nel 1949.

Il cromosoma X possiede un quantitativo proteico per il futuro dell’embrione. Le cellule XX dei mammiferi possiedono un assortimento doppio rispetto alle cellule XY, pertanto le femmine dovrebbero avere un corredo cromosomico doppio rispetto ai maschi. La natura ha poi provveduto a creare la parità tra i generi.

Non parliamo solo di emancipazione femminile, ma di emancipazione dell’essere umano rispetto a forme arcaiche e violente di sopraffazione.

Educare al rispetto dell’altro vuol dire riconoscere in se stessi e negli altri caratteristiche evolutive e spirituali uguali.

Educare vuol dire far germogliare le potenzialità di ciascuno, per metterle a disposizione della comunità.

Educare vuol dire stimolare l’amore per se stessi e per il prossimo:

ama il prossimo tuo come te stesso. Il grande testamento cristiano equivocato nei secoli non invita al sacrificio ed alla negazione del se’, ma all’amore verso la propria persona per poter poi amare gli altri.

Non si sta parlando di egotismo, ma di amore, di conoscenza e valorizzazione del sé.

Ipo valutare e iper valutare l’altro crea disfunzioni e genera mostri.

Silo, padre della nonviolenza e seguace di Gandhi afferma in un principio:

Le cose vanno bene, quando vanno insieme.

2 pensiero su “8 Marzo la festa dell’identità e della dignità della persona.”
  1. Il concetto di persona, oltre a essere unificante, rappresenta la chiave per superare le barriere imposte da distinzioni di genere, colore della pelle, credo religioso o politico. Riconoscere tutti come persone implica una parità di diritti e doveri, promuovendo così un cammino verso l’emancipazione e la realizzazione individuale e collettiva. La festa dedicata alle donne dovrebbe essere solo un punto di partenza per affrontare in modo più ampio l’esigenza di fornire strumenti psicologici e materiali per consentire a tutti di raggiungere la propria piena potenzialità umana.

  2. Non mi piacciono le definizioni: esse imbrigliano l’entità umana in un’ etichetta che separa. Grazie Rosa, per i tuoi puntuali commenti.

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