Si avvicina una data fondamentale per la vita repubblicana, occorre molto affinché il 25 aprile sia una festa di tutti gli italiani

Politica e dintorni – La festa della liberazione si avvicina, e come tutti gli anni le varie correnti che fanno capo alla “destra sociale”, in primis il Presidente del Senato Ignazio La Russa si tirano fuori dai festeggiamenti ritenendo questa festa divisiva.

Lo stesso La Russa ha motivato la sua dichiarazione parlando di una necessità di trovare una pacificazione nazionale, in quanto dopo 77 anni dalla fine del conflitto mondiale ancora si faccia fatica a rispettare il pensiero altrui. Esiste da parte di alcune associazioni un sentimento di astio nei confronti di altre formazioni partigiane che hanno contribuito a liberare l’Italia dal nazifascismo citando l’esempio della brigata ebraica non tollerata all’interno dei relativi cortei, e rammentando di quando da Ministro della Difesa si recò alla statua dedicata ai partigiani che hanno perso la vita durante la resistenza per depositare un mazzo di fiori.

Anni prima l’ex Premier, il socialista Bettino Craxi in un’intervista confessò di aver condotto i figli nel luogo dove fu condotto per poi essere fucilato Benito Mussolini insieme a Claretta Petacci, ravvisando in quell’episodio una barbarie pur essendo il Duce un suo avversario politico e rimarcando la sua ostilità all’ideologia fascista e dai crimini commessi.

La guerra civile scaturita durante la seconda mondiale, e proseguita anche dopo la fine del conflitto ha portato con se una voglia di rivalsa da parte delle formazioni partigiane sfociata in stragi e crimini connessi, venuti alla luce solo dopo alcuni decenni grazie all’opera di Gianpaolo Pansa “Il sangue dei vinti”, contribuendo ad avere una percezione diversa da parte dell’opinione pubblica, aprendo il dibattito sull’opportunità di riconsiderare un segmento di storia nazionale che mai nessuno avrebbe pensato potesse essere letto sotto una prospettiva diversa.

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