Il nostro viaggio virtuale si sposta ad Avellino, alla scoperta della fontana più antica del capoluogo irpino.

FONTANA GRIMOALDO

Oggi pochi la ricordano, quasi nessuno la conosce, eppure è una delle più antiche testimonianze della città di Avellino. Oggi nota come “Fontana Tecta”, in un documento del 1138, custodito presso l’Abbazia di Montevergine, si legge: “in loco ubi Fontana Grimoaldo dicitur”, probabilmente dal nome della persona che la fece erigere o ne promosse l’arricchimento estetico e la trasformazione funzionale.

Nel corso del Novecento, poi, si è radicata l’opinione che il suo antico toponimo fosse quello di Fontana Tecta, probabilmente supportata dall’errata interpretazione di una pergamena conservata nell’archivio di Cava dei Tirreni, nella quale si legge che un tal Prezio vende una terra con vigna “in loco ubi fontana Tecta dicitur”.

Quello che è certo, è che la fontana svolse in passato un importante ruolo, visto che divenne uno dei luoghi nevralgici del vecchio borgo, dove confluivano Rampa Macello e Rampa Sant’ Antonio Abate, offrendo un ristoro di acqua freschissima ai semplici viaggiatori che percorrevano la via Salernitana e agli abitanti del popoloso borgo Sant’Antonio.

Un momento importante nella storia della fontana fu la ristrutturazione che si ebbe nel 1650, dopo i gravi tumulti della rivolta di Masaniello. Quando fu sedata la rivolta, l’Università di Avellino impegnò denaro pubblico per ricostruire la fontana e per costruire due lavatoi “nella fontana si hanno da fare doi lavatori de fabrica per servizio dei cittadini e per decoro della città“.

Molto probabilmente i fregi architettonici, che ancora oggi si possono osservare risalgono proprio alla ristrutturazione della seconda metà del seicento, quando accanto alla fontana, venne costruita la chiesa di San Gennaro.

Dopo l’apertura della strada dei Due Principati, la fontana venne trascurata.

Se ti è piaciuta l’esperienza virtuale ad Avellino, non puoi farti sfuggire l’occasione di entrare nella cripta del Duomo di Avellino e scendere nelle viscere della chiesa, in visita agli scolatoi.

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