Quale miglior modo per raccontare la musica, se non intervistando i suoi principali attori in 5 domande.

Questa “rubrica nella rubrica” torna in Irpinia per conoscere e raccontare Walter Vivarelli.

Walter chi sei, parlaci di te?

Ciao a tutti i lettori, io sono Valter Vivarelli.

Musicista percussionista Irpino laureato presso il Conservatorio Statale “N. Sala” di Benevento in Batteria e Percussioni Jazz.

Come è iniziata la tua passione per la musica/canto?

Il mio percorso di formazione parte molto prima dell’esperienza del conservatorio, studiando con grandi musicisti e maestri della “scuola percussiva” campana e su tutti va annoverato il M. Claudio Romano che mi ha fornito una vera e propria identità musicale.

Sicuramente nella mia smisurata passione per la musica ha avuto una forte influenza la famiglia, basti pensare che i miei due nonni erano dei “musicanti” delle famose “bande musicali paesane”.

Quale è stato il tuo percorso e quali avvenimenti importanti ci vuoi raccontare? 

Il mio percorso, nonostante una discreta giovane età, vanta fortunatamente tante belle esperienze che si sono dimostrate tutte formative ed entusiasmanti. 

Nel 2008 entro a far parte della produzione di Eugenio Bennato come Percussionista e Batterista, durata fino al 2012,  con tour nazionali ed internazionali. 

Sempre nel 2012 sono stato musicista e direttore artistico dell’ “Orchestra Popolare dell’Irpinia”, vantando la collaborazione con Simone Cristicchi, nello spettacolo: “L’organetto… Ieri, Oggi e Domani”. 

Negli anni successivi tantissime collaborazioni con tanti progetti musicali volti alla World Music come Sossio Banda, Lumanera, Asse Mediano e Brigata Delle Terre di Mezzo. 

Nel 2018 ho fondato uno dei progetti al quale sono più legato, ovvero La Bottega Delle Arti, un centro studi culturale che accoglie tantissimi bambini e giovani per la formazione musicale e non solo.

Progetti futuri? 

Nonostante la pandemia che ha messo fortemente in ginocchio l’ambiente musicale stiamo lavorando insieme ai miei collaboratori a progetti e produzioni nuovi tra i quali va citato il Progetto Tribù Sonore, un collettivo di musicisti che derivano da varie esperienze musicali nell’ambito della musica tradizionale campana e non solo. 

Tra i progetti c’è anche in cantiere la produzione di un disco registrato interamente dagli allievi de La Bottega Delle Arti.

Quanto è importante insegnare la musica popolare e la tradizione alle nuove generazioni? 

È fondamentale far capire alle nuove generazioni non tanto la sola conoscenza della nostra tradizione popolare musicale ma come essa può essere forma di innovazione e contenitore per nuove idee in un momento di stallo “linguistico” vista l’attuale pochezza stilistica dei nuovi artisti. 

Quando si parla di tradizioni si pensa a qualcosa di vecchio e arretrato ma non si considera mai la possibilità di contaminare canti e strumenti antichi con i nuovi sistemi elettronici così da creare un connubio di sonorità uniche ed autentiche.

Purtroppo il mercato musicale e le grandi distribuzioni mostrano attenzioni solo verso la musica occidentale dando poco spazio a tutto ciò che avviene nei paesi del mediterraneo che da sempre rappresentano un enorme bacino culturale musicale da cui si può attingere per una musica innovativa che guarda al passato con sonorità moderne.

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