News – Intervista dedicata alla scrittrice Alessia Rizzo e al suo saggio: “Superstizioni e Prospettive – Inchiesta sulla magia popolare“.

Da dove ha preso origine il tuo saggio. Da dove sei partita, da quale idea o ispirazione? A quali territori ti sei ispirata e rivolta. E perché?

Il saggio nasce dalla mia tesi di laurea in Giornalismo Scientifico. Mi è stato richiesto, date le mie origini irpine, di indagare sugli aspetti della tradizione e della magia popolare che da noi si fanno ancora sentire. Erano moltissimi anni che nessuno se ne interessava più. Così sono tornata a casa e ho iniziato a cercare persone da intervistare.

In base a cosa hai selezionati le fonti o le persone cui rivolgerti. Da una mappatura territoriale, da libri di leggende, da paesi selezionati a caso. Da cosa? Quali sono state le tue fonti storiche o letterarie, o semplicemente popolari?

Le voci della mia inchiesta sono state, molto semplicemente, quelle che avevo a disposizione. Ho chiesto a persone di mia conoscenza,  spiegato la ricerca e trovato chi volesse parlarne, cosa non facilissima, dato il tabù che da sempre circonda il tema. Ispirandomi alla modalità di ricerca di De Martino, ho inserito nelle interviste anche un uomo di Chiesa, come “contropartita” della situazione attuale.

In quale chiave hai recepito, analizzato quelle testimonianze. In che modo ti sei approcciate ad esse. (da antropologa, e quindi studiosa, o da intermediaria, portavoce?)

L’intento era quello di farne una inchiesta, una raccolta di testimonianze con un filo conduttore e argomentata per rispondere alla domanda: la magia popolare è ancora viva nei nostri territori e quanto condiziona la vita di chi li vive? Ho cercato di analizzare, oltre che riportare, le testimonianze in questo senso. Poi, per quanto si cerchi di essere neutrali, traspare inevitabilmente la voce di chi racconta, e chi racconta ha vissuto i territori e le mentalità descritte, e le ritiene parte della sua formazione.

In che modo sei stata accolta dal tuo saggio e dalla materia che trattavi? Chi sono i tuoi lettori? A chi è rivolto il libro?

Con curiosità, sicuramente. È un argomento del quale ognuno si sente partecipe, ma non sa bene dove posizionarsi. Ma mi piace pensare di averlo posto in una nuova prospettiva, di aver ridato alla materia, nel mio piccolo, la dignità di essere trattata per chi ha letto il libro. E di aver fatto comprendere l’importanza che ha agli occhi di chi la guarda più da lontano, come un patrimonio che si sta perdendo ma che permea le nostre vite.

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