L’entrata in guerra dell’Italia nel primo conflitto mondiale viene ancora osannata da una parte della politica, che valore dare al 24 maggio.

Politica e dintorni – Esattamente 88 anni fa l’Italia entra in quella che subito pochi anni dopo verrà denominata la grande guerra o la prima guerra mondiale, visto che par la prima volta un conflitto assumeva una portata globale.

Il bilancio per il nostro paese fu impietoso, più di un milione e duecentomila morti tra militari e civili oltre a centinaia di migliaia tra feriti ed invalidi permanenti, e circa sedici milioni di vittime totali, tutto ciò fu definito dal Papa Benedetto XVI come “inutile strage”.

Lo stesso Benito Mussolini (che tra l’altro si schierò tra gli interventisti) coniò, per ovvie ragioni di propaganda il termine di vittoria mutilata visti i ben pochi benefici che trasse la nostra nazione dall’esito positivo del conflitto.

Ancora oggi una parte della politica ritiene la dichiarazione di guerra un evento giusto, un causa giusta da perseguire in nome della patria, il bisogno di riappropriarsi delle terre irredente, difatti non mancano celebrazioni di vario genere come manifestazioni o convegni per ricordare questa data.

Purtroppo si finisce per dimenticare che la stessa Costituzione italiana all’articolo 11 letteralmente recita “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”

Sempre da una parte di quella fazione politica però si erge la condanna dell’invasione russa in Ucraina sottolineando la propaganda che ha portato il Paese guidato da Vladimir Putin a dichiarare guerra allo Stato confinante e non esitando ad adoperarsi in azioni politiche quali il sostegno militare a Kiev, scelta che in un primo momento poteva essere sembrare adatta per risolvere in breve temine il conflitto ma che non sembra stia ottenendo i risultati sperati, contribuendo a prolungare inutilmente il conflitto con annesse vittime civili oltre che militari.

Tutte le guerre successive, che abbiano visto o meno il coinvolgimento dell’Italia dovrebbero essere riviste in virtù delle conseguenze del 24 maggio e su che valore dare a quel tragico impedimento, la coerenza nella politica come nella vita dovrebbe rappresentare una costante, invece per situazioni simili si ragiona in termini di propaganda anziché di oggettività.

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