Di Carmela D’Auria

News – Cicci di Santa Lucia. Domani inizia il rito dei cicci: mais bianco, ceci, fagioli e grano messi a bagno per ‘intenerirli’, poi cotti per ore e ore, infine, il tredici dicembre, giorno in cui si celebra Santa Lucia, saranno donati, in segno di prosperità e abbondanza a chiunque bussi alla porta, nel dì più corto che ci sia, secondo le credenze popolari.

Io non sono credente, credo però al valore delle tradizioni, delle radici che ci accompagnano e rendono solidi i ricordi e la tenerezza che questi suscitano.
Un po’ per celebrare mia suocera, che brontolava, convinta che la distribuzione dei cicci sarebbe sparita con lei, un po’ perchè anche io brontolo per la stessa cosa, ma soprattutto perché ora questo rito ha un valore aggiunto, in questo anno ancora ‘diverso’ che si appresta a finire, attenderò il pellegrinaggio di lunedì con gioia, per esorcizzare la pena che porto nel cuore per tutte le persone che il mostro ha portato nella sua tana e per continuare a credere che davvero i supersisti ne usciranno migliori.

La tradizioni dei cicci arriva a noi da Palermo, quando nel 1646 la carestia stava uccidendo la città e proprio nel giorno di Santa Lucia, mentre il popolo pregava la santa per allontanare le avversità, attraccò al porto un bastimento carico di grano.
Ancora oggi, a Palermo, si prepara la cuccia, l’equivalente dei nostri cicci, nel segno della rinascita.

Allora che ben vengono le tradizioni, i costumi di cui andiamo fieri. Non ci saranno le solite ciarle, gli abbracci e i baci delle Buone Feste, il caffè vicino al fuoco, ma i cicci ci saranno, alla faccia della pandemia che tutta la gioia si vuole portare via.

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