Comportamenti a rischio: la vera causa degli incidenti
Valentina Luisa Lapelazzuli
Account Manager di Formatiora, esperti nel settore della sicurezza sul lavoro, specializzata nella gestione e fidelizzazione dei clienti attraverso soluzioni mirate. Mi occupo della comunicazione digitale, sviluppando contenuti informativi e grafiche professionali per rafforzare la presenza aziendale online. Attraverso blog tecnici e materiali divulgativi, contribuisco alla diffusione di una cultura della sicurezza. Empatica, creativa ed orientata alla soluzione, trasformo idee innovative in progetti concreti, costruendo relazioni di fiducia con un approccio pratico e proattivo.
Gli infortuni accadano per diverse ragioni, ma una delle principali cause sono i comportamenti a rischio. Le attrezzature possono essere perfette, ma se il comportamento umano è scorretto, il rischio resta. È una verità che molti addetti ai lavori conoscono bene, ma sistematicamente ignorata nella pratica quotidiana. La sicurezza non può prescindere dal fattore umano, e in molti casi, è proprio lì che si annidano i pericoli maggiori.
Immaginiamo un operatore esperto che decide di salire su una scala senza fissarla correttamente, o un collega che disattiva un dispositivo di protezione per sbrigare una mansione più in fretta. Questi non sono episodi rari o eccezionali, ma spesso diventano routine. E la routine, quando è basata su comportamenti errati, si trasforma in un pericolo silenzioso.

Il peso delle cattive abitudini
I comportamenti a rischio non sono necessariamente frutto di disinformazione. Anzi, capita frequentemente che chi li adotta sia perfettamente consapevole delle norme, ma scelga di ignorarle per comodità, fretta o sottovalutazione del pericolo. Si tratta di azioni che, nel tempo, si cristallizzano in vere e proprie “cattive abitudini”. E come tutte le abitudini, diventano difficili da scardinare, soprattutto quando vengono tollerate o addirittura imitate all’interno dei gruppi di lavoro.
Oltre l’80% degli incidenti sul lavoro è riconducibile a comportamenti errati o inadeguati. Questo significa che, al di là delle condizioni strutturali e delle dotazioni tecniche, il margine di miglioramento più ampio riguarda proprio le persone: il modo in cui si muovono, decidono, valutano e agiscono nel contesto operativo. Possiamo trovare tutti i dati riferiti alle diverse statistiche sul sito INAIL.
Analisi e consapevolezza
Come si interviene, allora, su un comportamento scorretto? Il primo passo è l’osservazione. Serve uno sguardo attento, privo di giudizio, ma focalizzato sull’identificazione dei gesti a rischio. Può trattarsi di un movimento ripetuto in modo sbagliato, di una prassi non conforme, o semplicemente di una distrazione ricorrente. Una volta individuati i comportamenti pericolosi, è possibile avviare un percorso di correzione.
La formazione, in questo senso, deve andare oltre la trasmissione di regole. Deve stimolare una riflessione più profonda sul perché quelle regole esistano e su quali conseguenze comporti il loro mancato rispetto. Un approccio efficace prevede momenti di confronto diretto, simulazioni pratiche, analisi di casi reali e feedback continui. Proprio per questo noi di Formatiora scegliamo un team di docenti qualificati, che, oltre ad insegnare il rispetto della normativa vigente, diffondono una vera sensibilizzazione alla sicurezza.

Dall’individuo al gruppo
Cambiare un comportamento significa, in parte, cambiare una cultura. E la cultura della sicurezza nasce dal basso, dai piccoli gesti quotidiani, ma si consolida attraverso l’esempio e la coerenza. È fondamentale che il team percepisca la sicurezza non come un obbligo, ma come un valore condiviso. Il ruolo dei leader, dei preposti e di chi ha responsabilità organizzative è centrale: devono essere i primi a incarnare un comportamento virtuoso, coerente e responsabile.
Molti infortuni si possono evitare non grazie a nuove tecnologie o all’ennesimo dispositivo, ma semplicemente spezzando quella catena di gesti sbagliati che si ripetono ogni giorno. Spezzarla significa anche dare spazio all’ascolto, incoraggiare la segnalazione di situazioni anomale, creare ambienti in cui si possa parlare apertamente di sicurezza senza timore di ritorsioni o giudizi.
La sicurezza è cultura
Alla fine, la vera prevenzione non risiede solo nei DPI o nei protocolli, ma nell’educazione al gesto corretto. È una forma di consapevolezza che deve permeare ogni livello dell’organizzazione. Significa che ogni volta che scegliamo di fare un’azione “come si deve”, anche se più lunga o scomoda, stiamo contribuendo a costruire un ambiente di lavoro più sicuro.
Per questo, ogni azienda dovrebbe fermarsi a osservare i comportamenti reali delle persone sul campo, rivolgendosi a professionisti del settore che possono guidarli nella corretta formazione dei dipendenti, nella valutazione degli ambienti di lavoro e molto altro. Per questo noi di Formatiora proponiamo un checkup aziendale gratuito, mirato a supportare le aziende al fine di comprendere realmente quali sono le difficoltà nella propria azienda. Non per punire, ma per comprendere, correggere e migliorare.
La sicurezza non è solo tecnica, ma anche cultura del gesto quotidiano. Nel nostro ultimo articolo puoi scoprire come riconoscere i campanelli d’allarme ed evidenziare i microincidenti.