Crisi commerciale ad Avellino
Andrea Maria Labruna
Autore di +Plus! Magazine
Dopo molti negozi storici nel capoluogo anche Zara rischia di chiudere i battenti, la crisi commerciale ad Avellino non conosce fine
Politica e dintorni – Saracinesche abbassate, da anni le strade principali di Avellino sembrano sempre di più un cimitero di attività commerciali che hanno chiuso battenti, non si contano più i negozi che negli ultimi anni hanno cessato di servire i clienti del capoluogo.
Ultimo brand in ordine temporale a rischiera di chiudere per sempre la serranda è Zara, lo storico marchio di abbigliamento è tra 1200 punti vendita spersi in tutto il mondo a dover essere chiuso, motivo principale è un piano di riorganizzazione aziendale post COVID, fin da quando si è sparsa la notizia è stata introdotta una petizione online per evitare la chiusura.
Le cause di questa crisi sono come sempre molteplici: innanzitutto il prezzo eccessivo dei canoni di locazione, che non rispecchiano la situazione economica che attanaglia il capoluogo, la città dopo il terremoto ha vissuto un picco di benessere grazie ai finanziamenti giunti a fiume ma spesso non indirizzati con una strategia a lungo termine che non hanno saputo mantenere il passo con il tenore di vita degli avellinesi a cavallo tra anni ’80 e ’90, ed successivamente con l’introduzione dell’Euro e la conseguente speculazione dei prezzi dovuta ad alla mancanza di controlli da chi di dovere.
Ad incrementare il tutto si sono unite una serie di scelte sbagliate da parte delle amministrazioni comunali che si sono succedute negli ultimi due decenni: in primis la pedonalizzazione di Corso Vittorio Emanuele ha eliminato centinaia di posti auto lungo l’arteria principale della città, causando un disagi sia ai commercianti stessi che ai loro clienti, e l’attuale situazione parcheggi ad Avellino risulta deficitaria per via della mancanza di posti auto e delle tariffe relative alla sosta abbastanza fuori portata, a questo si unisce una pressione fiscale molto alta dovuta ad una serie di tributi comunali abbastanza esosi.
Prima che sia troppo tardi è necessario che associazioni di categoria ed amministrazione comunale trovino la quadratura del cerchio ed una ritrovata collaborazione per evitare l’ulteriore desertificazione commerciale della città.