La fibromialgia è una condizione complessa e spesso misconosciuta,che influenza profondamente la vita quotidiana di chi ne è affetto. La letteratura scientifica più recente indica l’importanza di un approccio integrato per migliorare la qualità della vita dei pazienti.

SaluteIn collaborazione con la Dott.ssa Giusy Della Cerra

La fibromialgia (FM) o sindrome fibromialgica (SFM) è una condizione dolorosa cronica, a eziologia sconosciuta, caratterizzata da dolore muscolo-scheletrico diffuso e sintomi extra-scheletrici a carico di numerosi organi e apparati. Il dolore non è di tipo articolare, ma interessa principalmente i muscoli e le loro inserzioni tendinee, i legamenti e i tessuti periarticolari. La diagnosi può essere formulata sia con i vecchi criteri classificativi del 1990, che richiedono la presenza di dolore muscolo-scheletrico diffuso da almeno 3 mesi e la positività di almeno 11 trigger points sui 18 previsti, sia con i più recenti criteri diagnostici formulati dall’American College of Rheumatology (ACR) nel 2010, basati sui sintomi extra-scheletrici, quali disturbi del sonno, della concentrazione, facile affaticabilità, disturbi d’ansia e depressivi. La FM risulta infatti essere la terza malattia reumatica per diffusione nel mondo, ha tassi di prevalenza che aumentano con l’età dei soggetti, (il picco è osservato nel gruppo di età compreso tra i 40 e i 70 anni) e colpisce maggiormente il sesso femminile, con un rapporto maschi/femmine di 1:9. All’origine di tale sindrome contribuirebbero sia fattori biologici (genetica, bassa soglia del dolore, alterazioni neuroendocrine, cambiamenti ormonali, anomalie del sonno, genere) sia fattori psicologici e socioculturali. Inoltre, numerose situazioni ambientali inducenti ansia e stress sono state chiamate in causa come possibili fattori scatenanti la malattia. Oltre al dolore cronico diffuso, i pazienti affetti da FM riferiscono una sintomatologia varia, che può differire molto da soggetto a soggetto, quale: rigidità articolare presente soprattutto al risveglio mattutino, sensazione di gonfiore di dita,mani e ginocchia,parestesie agli arti,sensazione di instabilità e barcollamento posturale, alternanza di stipsi ad alvo diarroico,cistiti e candidosi frequenti,disfunzioni sessuali, disturbi del sonno,difficoltà di concentrazione,attenzione,perdita di memoria, cefalea e dolore facciale. All’esame obiettivo o ai controlli radiologici e di laboratorio, non si riscontrano alterazioni significative, motivo per il quale spesso i pazienti fibromialgici vengono considerati non affetti da alcuna reale patologia. Familiari, amici e spesso lo stesso medico di famiglia possono dubitare dell’esistenza di un disturbo, contribuendo ad alimentare, nel paziente, vissuti di isolamento, senso di colpa e rabbia. Il trattamento della fibromialgia è multidisciplinare, non standardizzato e basato su farmacoterapia integrata con trattamenti non farmacologici. La terapia farmacologica può dare risultati soddisfacenti, nonostante solo una percentuale di pazienti risponda in modo efficace al trattamento.  Gli obiettivi del trattamento farmacologico sono la riduzione del dolore e dei sintomi associati e il miglioramento della qualità di vita. Tali obiettivi, tuttavia, sono raggiungibili soltanto attraverso un approccio che integri il farmaco, la psicoterapia e/o un percorso riabilitativo. La Federal and Drugs Administration ha approvato, finora, 3 farmaci (pregabalin, duloxetina, milnacipran) con l’indicazione per il trattamento della FM, mentre l’European Medicines Agency non ne ha approvato alcuno. Il trattamento farmacologico in Italia è sostanzialmente off-label, ossia fuori indicazione, non essendoci alcun farmaco approvato per il trattamento di questa problematica.  Numerose sono le strategie che si possono attuare per fronteggiare il dolore cronico: innanzitutto l’educazione della persona e del proprio ambiente familiare sulle caratteristiche della malattia è il primo passo da compiere, infatti diventando esperti della malattia si ha maggiore possibilità di controllo su di essa, imparando a sentirsi meno limitati nello svolgimento di tutte le attività di vita quotidiana e oltre.Il 60-90% dei pazienti ha disturbi del sonno: si è visto che un sonno ristoratore è molto importante al fine di controllare molti sintomi della fibromialgia. A questo proposito la respirazione diaframmatica può essere un valido aiuto nel favorire il sonno, in quanto induce uno stato di rilassamento psico-fisico dell’organismo,riducendo le tensioni muscolari,favorendo serenità e tranquillità.Il consumo di alcol,caffeina,nicotina,teina, un pasto serale abbondante possono inficiare la qualità del sonno; è quindi consigliabile una cena leggera a basso contenuto proteico,ricca di verdure e carboidrati. In generale una dieta equilibrata che permetta di tenere sotto controllo il peso corporeo, evitando un aumento ponderale è raccomandato al fine della gestione dei sintomi del dolore cronico. L’esercizio fisico deve essere individualizzato e divenire parte integrante della quotidianità: una moderata attività fisica aerobica unita ad esercizi di allungamento muscolare sono utili nel controllare la sintomatologia dolorosa. Inoltre attività come lo yoga possono migliorare la capacità aerobica, la forza muscolare,l’equilibrio,la flessibilità del corpo e la qualità della vita. Piuttosto che cercare di eliminare,evitare ciò che è spiacevole come appunto il dolore cronico, bisogna favorire un atteggiamento di accettazione radicale, funzionale e investire energie e risorse verso ciò che è utile e positivo per la persona.                    

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