Rieccoci con “SorprendenteMente”, la nostra mini-rubrica di psicologia che propone argomenti atti a soddisfare le vostre curiosità e soprattutto le vostre richieste. Oggi paliamo del famigerato rientro a scuola dopo le vacanze: un momento particolare che riguarda sia gli aduli che i bambini. Ho visto spesso vignette che a tal proposito raffiguravano nonni entusiasti, genitori felici, bambini sconsolati ed insegnanti disperati: ma è davvero così?  Beh, la risposta esatta è: “in parte” perché dipende dal ruolo che si ha nella gestione delle dinamiche che riguardano questo specifico contesto. 

Premesso che il rientro dalle vacanze sia una potenziale fonte di stress per molte persone, come in tutte le cose, ciò che fa la differenza è la modalità di affrontare a situazione. Ovviamente quando i ritmi di una vacanza, siano essi rilassai o comunque differenti dalla routine della quotidianità, vengono interrotti si può riscontrare una sintomatologia molto simile a quella di un disturbo d’ansia o di un disturbo dell’umore, solo che la durata è limitata nel tempo. Ci si ritrova infatti, dinanzi a molti casi in cui le persone presentano poca energia, irritabilità, difficoltà nell’area del sonno, difficoltà di attenzione e concentrazione, ansia e qualche nota depressiva. Ma state tranquilli che nel giro di una settimana questa sintomatologia sparisce: nel caso così non fosse, è bene rivolgersi ad un professionista. La cosa è spesso associata al pensiero degli impegni a cui bisogna sopperire ed alla routine che bisogna riprendere, ma, negli scolari, la cosa assume un carattere amplificato in quanto anche in merito a rivedere gli amici ed i compagni di classe ci sono delle rappresentazioni mentali potenzialmente angoscianti sull’autopercezione e soprattutto in relazione a certe aspettative che riguardano la capacità di soddisfar le esigenze del contesto.

Sicuramente sarebbe di grande utilità focalizzarsi sul benessere psicofisico scandendo dei ritmi che prevedano abitudini sane e che includano una buona alimentazione e dell’esercizio fisico, ma, riguardo le aspettative, è bene dialogare con i bambini/ragazzi. È importante, infatti, alimentare la loro curiosità sul percorso che li attende e soprattutto dare voce alle loro emozioni, che vanno accolte e rassicurate anche con l’uso di dati di realtà oggettiva come le informazioni delle attività, gli orari e tutto ciò che può aiutare l’allievo a gestirsi nel contesto. Inoltre, creare una rete collaborativa tra famiglie e docenti è il modo migliore per garantire sostegno e coerenza agli allievi e nel caso di criticità, oltre ai professionisti con studio privato, è importante ricordare che, come si legge sull’Ordine degli Psicologi e sul SILF Campania (ossia Sistema Informativo Istruzione Lavoro e Formazione) il 18/07/2023, legge n. 17, è stato istituito il servizio di psicologia scolastica  “che prevede di promuovere la salute e il benessere psicofisico di allievi, genitori, insegnanti, dirigenti, personale amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA) ed educativo nel contesto scolastico, migliorare la vita scolastica, favorire l’adozione di efficaci stili educativi e di insegnamento, supportare le istituzioni scolastiche e le famiglie nello svolgimento delle loro funzioni educative, programmare attività di formazione. Possono usufruire del Servizio di psicologia scolastica le scuole di ogni ordine e grado statali e paritarie del sistema scolastico regionale. In particolare, sono previste, attraverso l’istituzione di sportelli di ascolto e consulenza, specifiche azioni per allievi, personale scolastico e famiglie.”

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