Ringrazio Christian Coduto non solo per l’intervista che mi ha concesso e che pubblico oggi con immenso piacere, ma lo ringrazio per ciò che racconta, di cui parla con una disarmante disinvoltura e apparente semplicità ma di una profondità enorme. Non è difficile riconoscere in lui un amico, anche se non lo conosci a fondo. Da subito senti di poterti fidare e di poterti affidare a lui.

Vi invito a soffermarvi sulla lettura di questa intervista che, sono sicura, vi porterà a soffermarvi sui suoi scritti.

Attendiamo il prossimo suo lavoro che, come ci svela in anteprima, è in dirittura d’arrivo!

A proposito, ci ha dato appuntamento per fine anno in libreria, ma per il 10 giugno ad Avellino!

INTERVISTA A CHRISTIAN CODUTO.

D.: “Ma perché non te ne vai?” è il titolo del tuo ultimo libro. Ti chiedo: ma perché questo titolo?

R.: Il titolo fa riferimento al primo incontro tra Sebastiano e Francesco, i protagonisti di questa storia. Sebastiano, assunto per fare compagnia a Francesco, sembra annoiarsi di tutte le sue richieste. A un certo punto il vecchietto, spazientito gli dice “Ma se la cosa non ti piace, perché non te ne vai?”. Avulso dal contesto della storia, io e Moreno Casciello, il mio editore, ci siamo accorti della doppia valenza di questa frase: da un lato l’allontanamento da chi assume un atteggiamento negativo nei tuoi riguardi, dall’altro l’esortazione a rimanere per migliorare le cose.

D.: Qual è il significato recondito che le attribuisci?

R.: Il secondo, senza ombra di dubbio!

D.: Ti è mai capitato di pronunciare questa frase nei confronti di qualcuno? Se sì, in quale occasione?

R.: In generale, cerco di essere piuttosto educato nei confronti delle persone, però l’ho pensato molto spesso quando mi sono trovato di fronte a chi mi ha mancato di rispetto, sono sincero.

D.: Com’è nata l’idea di questo libro?

R.: Era il mese di maggio del 2018. In occasione della prima presentazione casertana di Spalla@Spalla. Pietro, un mio carissimo amico, mi disse che sarebbe venuto a fare il tifo per me. All’epoca non aveva ancora preso la patente e si sarebbe spostato con l’autobus. Nonostante io gli dissi ripetutamente di non venire, il giorno della presentazione me lo trovai davanti, sorridente. “Non sarei mai potuto mancare” mi disse e mi abbracciò. In quella frazione di secondo, si formò nella mia mente l’immagine di un ragazzetto sempre imbronciato, arrabbiato con il mondo. Avevo dato il volto a colui che sarebbe diventato Sebastiano. In quel momento misi da parte quell’idea che, nei mesi successivi, è ritornata a farmi visita. Capii che quella storia doveva essere raccontata. Quando è arrivato il momento di pensare alla copertina, ho chiesto a Pietro di essere “modello per un giorno”. È stato inevitabile.

D.: Il tuo approccio alla scrittura: come e quando è avvenuto?

R.: Mia mamma è una lettrice incallita: pensa che, quando non ha libri da divorare, si mette a studiare le istruzioni per l’aspirapolvere! Da lei ho ereditato sia l’amore per la lettura sia per la scrittura. Grazie al mondo dei blog, mi sono divertito a creare fiabe, situazioni, storielle e a confrontarmi con altri scrittori e lettori. Il mio blog, gestito insieme a Kjano, “Farmaco ultravioletto” ebbe un bel successo e un incredibile seguito. Ho avuto poi modo di scrivere per dei giornali online, recensendo film e spettacoli teatrali e intervistando personaggi del mondo dello spettacolo. Non mi sono mai fermato alla trascrizione fredda e precisa delle parole degli artisti, con la mente creavo situazioni, ho sempre aggiunto qualcosa di mio.

D.: Come nasce l’idea di scrivere un libro?

R.: I blog hanno, potenzialmente, uno spazio enorme da utilizzare, eppure per me era troppo poco. Devi sapere che sono un logorroico da far paura, quindi un giorno ho acceso il pc, ho aperto una nuova pagina Word e ho descritto un risveglio (Spalla@Spalla inizia così). A mano a mano, i personaggi hanno preso forma da soli e la storia è andata avanti in maniera libera. Alla fine, mi sono ritrovato con un libro di oltre 330 pagine. Il mio editore lo ha letto, lo ha trovato divertente e ha deciso di pubblicarlo.

D.: Nel 2018 viene pubblicato il tuo primo lavoro “Spalla@Spalla”, una scanzonata commedia di equivoci: da dove hai attinto la trama? una storia vera o una storia di fantasia?

R.: Era un periodo piuttosto malinconico della mia vita: mi ero lasciato da poco e non riuscivo a superare lo status di negatività. Non avrei mai potuto parlare d’amore e se lo avessi fatto, sarei risultato esageratamente melodrammatico e non convincente. Uno dei punti di forza della mia vita è l’amicizia: sono circondato da amici meravigliosi. Chi mi conosce bene, sa che amo prendermi in giro. Unire la commedia e l’amicizia mi è sembrata la cosa più naturale da fare. Spalla@Spalla è una commedia spiritosa. Il protagonista è diabetico e biologo come me ma c’è tanto altro di pura fantasia. Mi sono divertito a immaginarmi in situazioni al limite del ridicolo, anche perché io sono uno sfigatello incredibile!

D.: Carlo e Luana come Sebastiano e Francesco, protagonisti rispettivamente di “Spalla@Spalla” e di “Ma perché non te ne vai?” sono personaggi reali o di fantasia? E le loro storie e avventure?

R.: Sebastiano e Francesco non esistono, ma hanno qualcosa di me entrambi: come Sebastiano, anche io ero sempre in lotta con me stesso e gli altri, nessuno mi capiva. Francesco ha un atteggiamento paterno come il mio nei confronti delle nuove generazioni. Carlo e Luana hanno particolare idiosincrasia nei confronti degli esseri umani; per quanto io sia un animale sociale, in alcuni momenti divento una belva come loro.

D.: Cosa ti emoziona maggiormente? Qual è la fonte cui attingi nel tuo vivere quotidiano?

R.: Tutto ciò che profuma di vero: gli abbracci dei veri amici, gli sguardi di mia madre, Johnny il mio cagnolino che scodinzola felice quando arrivo a casa, i grazie dei cittadini per il mio lavoro svolto. Ho la fortuna di vivere a contatto con tante persone: le fonti di ispirazione sono potenzialmente infinite. Da un dialogo con la signora che vende la frutta al mercato, può partire una nuova idea per la storia che sto raccontando. Le vie sono molteplici, devi solo coglierle nel momento giusto.

D.: Ci avviciniamo lentamente all’estate. Cosa leggere sotto l’ombrellone?

R.: “Maregrigio” di Vincenzo Restivo, “Titanio” di Stefano Bonazzi, “Brazi. Agli occhi di Dio” di Elena Starace e Angelo Trombetti. Tre splendidi romanzi che ti rimangono dentro.

D.: I tuoi prossimi lavori? I tuoi prossimi progetti?

R.: Attualmente sto lavorando al terzo romanzo che, sono lieto di dirti in anteprima, è in dirittura di arrivo! È una storia molto diversa dalle prime due: è molto più malinconica, dolorosa ma per me molto importante perché racchiude un dolore con cui convivo da tempo e sento il bisogno di liberarmene. Dopo averlo terminato, lo consegnerò alla mia editor. Spero di farlo uscire prima della fine dell’anno e di fare tante nuove presentazioni. In campo associazionistico, con il Direttivo di “Apple Pie l’amore merita LGBT+” siamo impegnati nell’organizzazione del prossimo Pride, che si terrà in Avellino il 10 giugno.

Grazie mille!

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