Nella mini-rubrica “SorprendenteMente” oggi affronteremo delle specifiche sul tema “amore” richieste da una persona che ha letto in anteprima il precedente articolo. La domanda che mi ha suggerito di scrivere quanto segue è stata: “ma quando c’è chimica tra due persone, c’è una sorta di equilibrio o no?”

Innanzitutto, la frase “c’è chimica tra due persone” non può essere più vera. Infatti, molti studi di neurologia hanno appurato quanto segue. L’amore comporta delle connessioni sinaptiche che avvengono a cominciare dai ferormoni, messaggeri chimici, che hanno il compito di trasmettere informazioni tra individui e, nello specifico, l’uomo produce androsterone e la donna la copulina. Se il richiamo funziona, durante il corteggiamento viene rilasciata una enorme quantità di dopamina, un neurotrasmettitore in grado di farci provare piacere e finanche euforia. Segue la fase dell’innamoramento che comprende passione e desiderio, ove all’aumento della dopamina si contrappone un abbassamento della serotonina che evita pensiero di tipo ossessivo contenendo le dinamiche di fissazione. Al contempo, si uniscono noradrenalina e feniletilamina che aumentano le prstazioni chimico-fisiche, causando scariche di energia tanto intensa da poter creare insonnia e perdita di appetito. È interessante sottolineare che l’effetto della feniletilamina è paragonato a quello dell’anfetamina in quanto crea notevoli livelli di eccitazione e dipendenza. Durante la fase successiva, quella cioè della stabilizzazione della relazione, ove gli ormoni la fanno da padrone. Quelli che hanno il merito per la costruzione dei legami sono l’ossitocina per la donna e la vasopressina nell’uomo. La prima porta ad uno stato di gratificazione ed aumenta la voglia di dedicarsi all’altro, mentre la vasopressina dà un senso di benessere e di “territorialità”. Dopo l’atto sessuale, infine, vengono rilasciate le endorfine che stimolano il desiderio di vicinanza fisica portando all’istaurazione di una relazione affettiva molto forte. Quando avviene l’assuefazione ai neurotrasmettitori, ossia dopo circa 18 mesi, si è giunti alla fase amorosa vera e propria in cui prosegue la produzione di endorfine e si raggiunge un senso di stabilità e benessere.

Questo riguardava la parte “sulla chimica”: per il resto è necessario citare la teoria di Robert Sternberg.

Sternberg ha cercato di spiegare il fenomeno da diversi punti di vista descrivendone varie forme: tutte si basano sulla combinazione di tre fattori fondamentali: intimità, passione e decisione-impegno. Il primo elemento rimanda al livello di interazione della coppia che esterna calore ove la connessione si basa su “condivisione, affinità e confidenza”. La passione comprende la fisicità, la sessualità e le pulsioni. La decisione-impegno implica la scelta del partner e l’impegno di mantenere nel tempo tale sentimento anche attraverso scelte importanti quali ad esempio convivenza e/o matrimonio ecc. questi tre elementi sono in costante interazione e funzionano per mezzo della “quantità” e dell’”equilibrio” dell’amore.  Tante sono le combinazioni a cui si può assistere e non per forza esse includono tutte e tre le dimensioni citate oppure non in modo dominante. Quello definito “perfetto” o “completo” è l’amore in cui tutti e tre gli elementi interagiscono in modo equilibrato sostenendosi reciprocamente. Gli altri sono caratterizzati da tipi di bilanciamento differenti.  Ciò che definisce “simpatia” (o amicizia) è un tipo di relazione dove vi è intimità, confidenza senso di unione, ma senza gli elementi di passione e impegno: in pratica l’amicizia vera e propria. “L’infatuazione” sperimenta solo la passione, esplode improvvisamente, si basa sull’idealizzazione dell’altro, ma non contempla le altre due componenti su citate. “L’amore vuoto” si verifica quando uno o entrambi i soggetti della coppia (già formata) proseguono con “l’impegno” nella relazione, senza le altre due componenti: si tratta di dinamiche legate ad una scelta. “L’amore romantico è il prodotto dell’unione di “intimità” e “passione” in cui manca la componente dell’impegno e riguarda grandi storie d’amore che hanno incontrato degli ostacoli. “L’amore compagno” o “complementare” (amore-amicizia) è esente da passione, ma ha consolidato nel tempo gli altri due elementi e spesso riguarda i rapporti longevi. “L’amore fatuo” è quello più fragile in quanto caratterizzato da “passione” e “impegno” e, senza il supporto della conoscenza e dell’intimità è basato su decisioni impulsive che in genere si scontrano con le richieste di responsabilità. “L’amore vissuto” o “consumato” è quello più completo perché deriva dalla combinazione di “intimità”, “passione” e “impegno”. Interessante si rivela anche la “duplex theory of love” da cui Sternberg è partito e nella quale sostiene che vi sia una relazione tanto complessa quanto potente tra l’amore e la storia. In pratica l’essere umano è condizionato dalle storie a cui è esposto per mezzo delle quali si crea convinzioni ed idee inerenti all’amore che “legittimano” il desiderio di determinate tipologie di elementi e di personalità in quanto li identifica con i propri vissuti.

Ciò detto, al di là delle teorie è bene vivere le vostre storie d’amore essendo se stessi ed è importante ricordare che ciò che causa dolore non è un bene. Non è l’amore che fa soffrire, ma la mancanza di esso nelle sue forme: se non vi rispetta, non è amore, se vi fa del male, non è amore. Seguire il cuore va bene, ma non bisogna dimenticare il buon senso.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *