La generatività: acme dello sviluppo psicosessuale e psicosociale
Elena Opromolla
Ex docente di Lingua e letteratura italiana i miei interessi sono molteplici e spaziano dall'attualità, alle recensioni, dalla politica agli eventi culturali. Ho conseguito diversi premi letterari e ho partecipato a festival del libro nazionali e internazionali.

Erik Homburger Erikson,
Se la genitorialità permea la personalità di ciascun individuo adulto, indipendentemente dall’essere diventato effettivo genitore biologico, la generatività, secondo Erik Homburger Erikson, psicologo e psicoanalista tedesco, è la fase culminante dell’evoluzione psicoaffettiva in cui una persona ha maturato la capacità di prendersi cura della prole.
Quindi si potrebbe definire la generatività come l’acme dello sviluppo psicosessuale e psicosociale. La persona che non matura tale stadio rischia di chiudersi in un’insana ricerca di intimità, che confluirebbe poi in una sorta di stasi affettiva.
In effetti durante lo sviluppo avvengono dei trasferimenti del legame di attaccamento: prima da parte del bambino verso le figure genitoriali, poi una volta adulto l’individuo trasferisce sul partner l’attaccamento, che diventa in questo caso reciproco e che costituisce una sorta di trait d’union verso la generatività, consistente nella capacità individuale di originare un’altra vita, di cui prendersi cura.
La generatività è dunque la predisposizione a creare e indirizzare i figli. Affinché tale predisposizione possa essere esplicitata con consapevolezza, sarebbe auspicabile la conoscenza delle dodici funzioni genitoriali di fondamentale importanza per la crescita armoniosa e sana della progenie.
Partiremo dunque dalla prima, ovvero dalla funzione protettiva, che si caratterizza nell’accudimento del bambino. Essa influisce più delle altre sul legame di attaccamento, che si stabilisce nel tempo, attraverso le relazioni di accudimento, di protezione fisica e di sicurezza. Pertanto, il legame di attaccamento equilibrato costituirà la “base sicura”, di cui parla John Bowlby (padre della teoria dell’attaccamento), perché si sviluppi una personalità sana e non assolutamente indipendente, in quanto sarà consapevole di poter far affidamento sugli altri, se si presenterà l’occasione.

John Bowlby
Funzione affettiva che si sviluppa con quella protettiva, ovvero che si interconnette con tutte le azioni legate all’accudimento, che trae sostanza insomma dal legame di attaccamento. Daniel Sterne, psichiatra e psicoanalista statunitense, parla in questo caso di sintonizzazione affettiva, intendendo la qualità, ovvero i “colori” della condivisione tra madre e figlio, tra padre e figlio. Nella quotidianità l’interazione tra genitori e figli non si estrinseca solo attraverso azioni pragmatiche asettiche e necessarie alla sopravvivenza fisica ed all’organizzazione familiare, ma si nutre soprattutto di sentimenti ed emozioni condivise, che danno senso e piacere ad entrambe le parti. Si parla appunto delle emozioni positive come spinta propulsiva interna del bambino verso il proprio sviluppo. Egli inconsapevolmente ricerca nel rapporto con gli adulti emozioni positive da condividere. Quindi la funzione affettiva si basa sul desiderio di entrare in risonanza con l’altro senza esserne assorbito.

Funzione regolativa. Il bambino potenzialmente dovrebbe acquisire dall’adulto, che si occupa del suo accudimento, (caregiver) la capacità di regolare la propria emotività, pianificare le proprie esperienze e modulare adeguatamente le relative risposte. Il genitore consapevole di tale funzione dovrebbe fornire al bambino le strategie per regolare il proprio “stato”, ma se la figura di riferimento non ha maturato egli stesso tale capacità, può avvenire che si palesino disturbi della regolazione come la difficoltà nel gestire il proprio comportamento.
La funzione normativa consiste nella capacità di porre dei limiti entro cui il bambino impara a vivere e a manifestare comportamenti coerenti . I genitori sviluppano la capacità di dare delle regole se hanno contezza e conoscenza dei compiti evolutivi propri dell’età che attraversano i figli. La funzione normativa rispecchia il valore che i genitori danno alle norme, alle istituzioni, alle regole sociali.
La Funzione predittiva aiuta i genitori a prevedere la tappa evolutiva successiva del figlio. I genitori efficaci mettono in atto comportamenti che possano favorire nella prole i nuovi comportamenti tipici dell’età evolutiva: se i genitori cambiano, cambiano anche i figli.
La Funzione rappresentativa è la capacità del genitore di interagire con il figlio, “mettendosi nei suoi panni”; è la capacità di intuire le sue necessità, i suoi bisogni, le sue urgenze. In pratica sia il padre che la madre devono saper tradurre pianti, sorrisi, sguardi in pensieri e azioni che garantiscano il benessere del bambino. Appartengono a tale funzione le immagini o rappresentazioni mentali che provengono dai “modelli” che i genitori hanno ricevuto durante la loro infanzia e che si riattivano quando questi entrano in contatto con i loro figli.
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