Rieccoci con la nostra mini-rubrica di Psicologia “SorprendenteMente”. Oggi proporrò un argomento che riguarda moltissime persone e si ritrova in diversi contesti. Mi sto riferendo alla “Glossofobia”, ossia la paura di parlare in pubblico. Il termine deriva dl greco “glossa” (lingua) e “phobia” (paura) e nel DSM-V lo si ritrova nei disturbi d’ansia che specifica come “correlato alla performance” quando la sintomatologia si manifesta esclusivamente quando il soggetto deve parlare in pubblico o esibirsi. La sintomatologia comprende rossore in viso, sudorazione, un’accelerazione del battito cardiaco, tensioni gastro-intestinali, fiato corto, sensazione di vuoto mentale, balbettio e difficoltà a “far uscire la voce”. In ogni caso, la glossofobia si rivela in primis con i suddetti sintomi corporei che sottendono un’ansia anticipatoria: ciò porta la persona in questione a focalizzare eccessivamente l’attenzione sul proprio corpo tanto da cominciare a temere di fare brutta figura, essere giudicato in malo modo o deriso ed umiliato dagli altri. Questo timore di non essere all’altezza fa sì che la reazione conseguente sia l’attuazione di una modalità di evitamento che però cronicizza il disagio riversandosi negativamente sulla vita scolastica/lavorativa del soggetto nonché su quella relazionale.

Ma quali sono le cause? Le cause sono moltissime, tant’è vero che questa fobia è dilagante perché in un modo o nell’altro, la grande maggioranza delle persone ha avuto a che fare con alcune delle situazioni che contribuiscono alla causa. Nello specifico, le paure infantili correlate ad esperienze di rifiuto o sofferenza relazionale, aver subìto bullismo, aver dovuto sopperire a standard eccessivi trapelati dai genitori ecc. Questi, e tanti altri elementi, portano l’arrivo all’adolescenza con una notevole insicurezza, per altro già appesantita dalla fase di cambiamento corporeo, e proiettano i soggetti nella paura di essere inadeguati e soprattutto di essere esclusi ed etichettati.

Come fare per uscire da questa situazione? Beh, bisogna padroneggiare l’ansia innanzitutto spostando l’oggetto della propria attenzione sul compito che si sta svolgendo e non focalizzarsi sul modo. Poi è necessario comprendere i segnali corporei e non esasperarli facendo sì che si modifichi lo stato d’animo e, magari, scegliere un solo punto di riferimento verso cui puntare l’attenzione lasciando che la visione della platea non risulti dominante. La parte più importante, però è la convinzione che la performance possa essere un successo: la carica mostrata in tal modo renderebbe il discorso allettante per l pubblico quanto lo sembra per voi.

Provateci: “comunque vada, sarà un successo”!

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