La musica: strumento di solidarietà – Intervista a Silvano
Alessandro D'arienzo
Autore di +Plus! Magazine
Nel panorama la musicale contemporaneo, dove spesso la commercialità prevale sull’autenticità, emergono figure che riescono a unire talento artistico e impegno sociale. Silvano è uno di questi: cantautore irpino che ha trasformato la sua passione per la musica in uno strumento di solidarietà. In questa intervista esclusiva per Plus Magazine, ci racconta il suo percorso ventennale nel mondo della musica, l’ispirazione tratta da maestri come Pino Daniele e il suo impegno concreto per la comunità attraverso progetti di beneficenza.

Ciao Silvano, come è iniziato il tuo percorso musicale e quali sono stati i primi passi che ti hanno portato a diventare un cantautore?
Innanzitutto un saluto a tutti i lettori di Plus Magazine. Il mio percorso è iniziato a 16 anni principalmente come musicista e ad oggi sono giusto 20 anni che “vivo” il mondo della musica. Il Silvano cantautore ed autore nasce in piena pandemia nel 2019 quando, guardando una foto di una scalinata altavillese su Instagram, ho avuto l’ispirazione del primo inedito “I Cient Rate”.
Nel tuo primo progetto musicale, hai deciso di unire l’arte alla beneficenza. Cosa ti ha spinto a intraprendere questa strada e quale causa hai scelto di supportare?
Quando ho iniziato a scrivere per altri artisti ed ho proposto di promuovere e supportare il mio progetto cantautorale e dunque la mia musica, mi è stato sempre ribadito che i brani erano belli ma mancava il “personaggio”. Allora ho deciso di far uscire fuori fortemente la mia anima, la personalità fare così da supporto, quello che è mancato a me, a un progetto di beneficenza donando tutto il ricavato di un mio inedito all’Associazione Irpina “Babbaalrum”.
La tua musica spesso riflette la tua passione per Pino Daniele. In che modo l’artista partenopeo ha influenzato il tuo stile e la tua scrittura?
Pino Daniele è il motivo per cui, pur avendo studiato il pianoforte al conservatorio, ho iniziato a suonare la chitarra, strumento che oggi mi accompagna in tutti i live. Sicuramente c’è del Pino Daniele nel mio modo di scrivere e di suonare, ma tutti siamo “figli” di ciò che ascoltiamo. Nel mio caso, oltre Pino, sono cresciuto con Dalla, De Andrè, Califano: artisti che porto nel cuore ed a cui mi ispiro.
Hai mai avuto l’opportunità di incontrare o collaborare con qualcuno che ha condiviso con te l’amore per la musica di Pino Daniele?
Ho condiviso il palco con tanti artisti vicini a Pino Daniele che hanno suonato e collaborato con lui e sono state tutte esperienze positive che mi hanno fatto crescere musicalmente. Nelle varie occasioni ho sempre separato l’artista/musicista dal lato umano e penso che sia la chiave di lettura più giusta per trarre il meglio da questi incontri.
Qual è il messaggio che desideri trasmettere attraverso la tua musica, sia dal punto di vista artistico che sociale?
Prendo come esempio e condivido le parole di Gino Paoli: “Quando ho qualcosa da dire scrivo canzoni, quando non ho niente da dire sto zitto e sto zitto per anni se serve.” Semplicemente racconto storie vere e quindi non ho mai pensato ad un messaggio artistico o sociale. Scrivo emozioni e storie di vita vissuta e quando le scrivo nascono già con un’idea musicale che si divide tra il pop ed il cantautorato campano.
Raccontaci qualcosa in più sul progetto di beneficenza che hai supportato grazie alla tua musica. Come si sviluppa e quali sono gli obiettivi che ti sei posto?
Dal 2020 ho stampato 100 copie di un mio inedito che può essere acquistato con una libera donazione a partire da 5 euro, costo di stampa del CD. Grazie a questa iniziativa, dal 2020 ad oggi ho potuto sostenere il progetto dell’Associazione Irpina Babbaalrum ed altre iniziative di beneficenza come la ristrutturazione del parco giochi ad Altavilla Irpina colpito da un atto vandalico e l’acquisto di una nuova ambulanza, sempre per la comunità altavillese, paese in cui sono nato e cresciuto prima di trasferirmi ad Avellino.
In che modo la tua città ha influenzato la tua musica e la tua carriera? C’è qualche particolare connessione tra il tuo lavoro e le tue radici?
Avellino, ma in generale l’Irpinia, hanno influenzato molto la mia musica in quanto tutti i miei inediti sono figli di storie irpine accadute a me o a persone vicine. Comunque, di sicuro l’Irpinia non è il luogo migliore per un cantautore in quanto ci sono pochissimi spazi per raccontare la propria musica. Negli ultimi anni le opportunità sono state nell’ambito di sagre, feste popolari e così via. Oggi vedo un piccolo cambiamento di rotta figlio di associazioni culturali e persone che credono nell’arte della musica, come il San Tommaso FolkLab per citarne una che frequento spesso.
C’è un particolare brano o album di Pino Daniele che ti ha ispirato maggiormente? E in che modo pensi che la sua musica abbia cambiato il panorama musicale italiano?
Pino Daniele è di sicuro un artista che ha cambiato di molto il panorama musicale italiano, spaziando dai suoni del mediterraneo al blues, jazz, pop, ed ispirato tantissimi artisti e musicisti famosi e non. Io personalmente sono molto legato al Pino del mediterraneo, ma non sono legato ad un album in particolare perché li ho sempre apprezzati un po’ tutti, quelli storici.
Che tipo di reazione ti aspetti dal pubblico riguardo ai tuoi concerti e progetti musicali? Pensi che l’arte possa davvero fare la differenza in ambito sociale?
Per chi conosce i miei live sa che si dividono tra musica e “teatro”, raccontando aneddoti e storie legate alle canzoni che propongo. Credo che l’arte ha sempre fatto la differenza in ambito sociale e non solo, ma deve essere vista come un discorso accessibile a tutti, perché la tendenza è di rendere l’arte e la cultura un discorso di “classe altolocata” quando invece il “bello” deve essere alla portata di tutti, proprio per cambiare la rotta che da anni vede il trash dilagare ovunque e condizionare usi e costumi della società.
Progetti futuri: quali sono le tue prossime sfide artistiche e quali nuovi progetti o collaborazioni hai in mente per il futuro?
Come diceva De Crescenzo, il presente non esiste, viviamo tra passato e futuro e quindi per il futuro di sicuro continuerò a suonare e raccontare la musica campana in giro per l’Italia con i miei progetti live e poi, chissà, un disco ed una serie di concerti con le mie canzoni.
L’esperienza di Silvano ci insegna che la musica può essere molto più di un semplice intrattenimento: può diventare un potente strumento di cambiamento sociale. Con le sue radici saldamente piantate nella tradizione musicale campana e una visione che guarda al futuro, Silvano rappresenta un esempio luminoso di come l’arte possa trascendere i confini dell’espressione personale per diventare un veicolo di solidarietà concreta. Continuate a seguire Plus Magazine per scoprire altre storie di artisti che, come Silvano, stanno ridefinendo il significato dell’essere musicisti nella società contemporanea