ArteLa Resistenza, la guerra di Liberazione, i partigiani in montagna, le battaglie i massacri e le stragi naziste hanno ispirato, negli anni, una grandiosa epopea lirica e dolorosa.

Eventi che, come tutti sappiamo, hanno ispirato e coinvolto la letteratura, il romanzo, la poesia e, ovviamente, l’Arte.

Esiste un’Arte, difatti, che narra la Resistenza, la Liberazione dall’oppressione nazifascista e che celebra la festa del 25 aprile. Esistono, inoltre, artisti italiani che hanno partecipato attivamente alla lotta partigiana e che hanno lasciato testimonianze grafiche della loro esperienza.

La pittura, come la scultura, il cinema, la musica, la grafica, ne sono state da sempre coinvolte. Grandi artisti si sono ispirati alla Liberazione d’Italia: da Renato Guttuso a Ubaldo Bertoli, da Emilio Vedova a Tono Zancarano l’elenco degli artisti e delle opere d’arte prodotte dopo la Liberazione è sterminato.

E come sempre, l’Arte in generale ha sempre aiutato l’uomo a capire il mondo che lo circonda. Non fa eccezione in questo caso.

La Liberazione d’Italia. Storia e Arte.

Dopo il 25 aprile di 77 anni fa, le cetre non ondeggiavano più appese alle fronde dei salici e la voce dei poeti poteva ritornare a cantare, perché il piede straniero non era più sopra il cuore. L’Italia era libera e poteva tornare a vivere.

Nella primavera del 1945 le truppe anglo americane sfondarono la linea Gotica che si sviluppava da La Spezia fino a Rimini lungo l’Appennino dilagando nella Pianura Padana. Il 25 aprile la resistenza italiana, che poteva ormai contare più di 200.000 uomini, scatenò l’insurrezione nazionale contro i tedeschi. Da questi fatti storici molti sono gli artisti che si sono fatti ispirare e molti coloro i quali ne presero parte attivamente.

È il caso del siciliano Renato Guttuso (1911-1987) che dedica alla lotta partigiana “Gott mit Uns” (Dio è con noi), una serie di disegni e acquerelli realizzati nel periodo 1943-44 con inchiostri provenienti dalle tipografie clandestine. il titolo rimanda al motto inciso sulla fibbia in acciaio delle uniformi dei soldati nazisti. Fanno parte della serie “Got mit Uns” disegni e acquerelli che il maestro di Bagheria iniziò a dipingere nel 1944, quando ancora la guerra di Liberazione non si era conclusa. Con un segno forte, di grandissimo realismo e capacità evocativa, Guttuso ha rappresentato i torturati, i fucilati, i civili impiccati e passati per le armi insieme ai “ragazzi della montagna”, i soldati delle stragi, la rivolta degli uomini liberi. Il “segno” di Guttuso, come in tutte le notissime opere successive, rende davvero inconfondibile e straordinaria tutta la ricerca realista del maestro. L’intera serie dei lavori del “Got mit Uns” venne pubblicata in un libro del Saggiatore che ebbe, per anni, un grande successo.

Uno degli esponenti dell’informale italiano del dopoguerra è Emilio Vedova (1919-2006), che a differenza di Guttuso, segue una linea di sperimentazione che lo porta all’astrazione. Dopo l’8 settembre del 1943, partecipa alla guerra di liberazione nelle file della Resistenza romana, per poi spostarsi sulle montagne del bellunese. Lo chiamano Barabba, per la sua folta barba. La sua carriera pittorica, dunque, è legata alla riscossa della lotta antifascista e alle nuove istanze di giustizia sociale.

Ubaldo Bertoli, scrittore prestato all’arte verso la metà degli anni Settanta, decise di dipingere la resistenza per narrare in immagini fatti e persone della Quarantasettesima. Nelle immagini di Bertoli si dischiudono i momenti cruciali di una storia, vissuta, sì, lassù sui monti, dai partigiani della Quarantasettesima, ma riproposta a noi, ora, con le domande di una vicenda aperta: le grandi speranze, i rassicuranti tepori, i sogni e gli auspici.

E infine il celebre artista padovano Antonio Zancarano, noto come Tono, che tra i vari pittori e scultori che si sono ispirati alla Resistenza, si è distinto in quanto non solo rifiutò i canoni estetici dettati dal regime fascista ma contro il regime rivolse il suo bulino più appuntito, le sue incisioni in forma di satira e di caricatura dissacratoria, quando non indulse alle suggestioni dell’Eros e della grazia femminile tra mito e realtà. Le sue opere riprendono le tematiche legate all’impegno civile espresso da Zancanaro già in età giovanile, dedicate all’epopea resistenziale, motivate da una precisa volontà di tramando, come contributo a non dimenticare il sacrificio dei combattenti per la libertà del nostro paese.

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