Croce per gli sportivi

Il crociato, l’incubo di tutti gli sportivi! Quante volte abbiamo sentito parlare, soprattutto per gli atleti professionisti, di lunghi stop per la rottura dei legamenti crociati e per le complicanze che ne derivano ma, tecnicamente, di cosa parliamo realmente? E’ un tipo di infortunio in cui può incorrere solo uno sportivo professionista?

In primis chiariamo che, come un atleta professionista può subire questo tipo di infortunio, dovuto a stress di gioco o movimenti errati, ancor più un principiante, che spesso trascura i segnali che ci invia il nostro corpo, può subire questo tipo di lesione. I soggetti più a rischio, in questo caso, sono i giovani e gli adulti sportivi. E’ un evento traumatico, soprattutto di chi pratica sport da contatto oppure utilizza terreni sconnessi.

Ma com’è fatto il crociato ed a cosa serve?

I legamenti crociati si trovano tra il femore e la tibia, all’interno del nostro ginocchio e ci garantiscono la stabilità. Si chiamano crociati appunto perché si incrociano al centro della nostra articolazione (davanti e dietro al nostro ginocchio per capirci meglio). Una delle funzioni principali è quella di tenere ferma ed in asse la tibia ed impedirle spostamenti in
avanti ed all’indietro rispetto al femore (impedisce alla gamba di spostarsi in maniera errata dalla coscia).

Abbiamo due legamenti crociati: il LEGAMENTO CROCIATO POSTERIORE (LCP) ed il LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE (LCA); di questi due, quello anteriore è il legamento più soggetto ad infortunio. Spesso, in questo tipo di lesione vengono coinvolti anche i menischi (dischi fibrocartilaginei che ammortizzano e ripartiscono i carichi sull’articolazione) ed i legamenti collaterali (altri legamenti che contribuiscono alla stabilità).


Quali sono i sintomi?

Beh….oltre il dolore lancinante nel momento dell’infortunio e nei giorni a seguire, possiamo notare versamenti (lividura) ed incapacità di movimento. Il dolore acuto sparisce in 2 – 3 settimane ma, come dicevamo precedentemente, non sottovalutiamo i segnali che ci invia il nostro corpo. Se accusiamo una generale instabilità, soprattutto nei cambi di direzione, allora è il caso di rivolgersi ad un ortopedico che ci guiderà sul da farsi.
Per diagnosticare una rottura del crociato ci verrà chiesta una risonanza che verrà fatta quando l’edema (lividura) sarà completamente assorbita poiché il versamento può alterare la qualità delle immagini. Una volta confermato il tipo di lesione ed il legamento interessato ci verrà programmata la terapia.

Come procedere?

Se siamo stati fortunati ed abbiamo rotto il legamento crociato posteriore allora, essendo questi ben vascolarizzato, ci sono buone possibilità che possa guarire spontaneamente. In questo caso osserveremo uno stop con relativa immobilizzazione per 4 settimane, in modo da dare il tempo alla lesione di cicatrizzare, per poi seguire un programma di riabilitazione (affidarsi sempre ad un professionista). Se siamo sfortunati, invece, ed abbiamo rotto il legamento anteriore, allora la degenerazione, se non trattata correttamente, sarà irreversibile con conseguenti complicazioni. Anche in questo caso osserveremo un periodo di immobilizzazione per poi seguire un programma di riabilitazione del ginocchio e di rinforzo del muscolo quadricipite. Il rinforzo di questa fascia muscolare viene eseguito, non solo per dare una maggiore stabilità all’articolazione ma, soprattutto, per preparare il soggetto ad un intervento chirurgico.
Infatti, un quadricipite ben sviluppato velocizzerà il programma ed i tempi di recupero post operatori. Quando è necessario l’intervento chirurgico? Se ci troviamo di fronte ad un paziente giovane oppure uno sportivo con un danno di grave entità, allora si effettuerà un intervento che prevede la ricostruzione totale o parziale del legamento. I tempi di
recupero, naturalmente, non saranno brevi, in quanto, solo dopo il 30° giorno sarà possibile riprendere le normali attività quotidiane mentre l’attività sportiva verrà ripresa, gradualmente, solo dopo il 60° giorno.
Se ci troviamo, invece, di fronte ad una lesione minima, sarà possibile trattarla con terapie conservative (ghiaccio, laser, tecar), prevedendo sempre un programma di rinforzo del quadricipite.

Chiariamo che, una lesione parziale, trattata con questo tipo di terapia, potrebbe diventare una lesione totale qualora incorriamo in un movimento errato oppure un cambio di direzione repentina e velocizzare il processo artrosico. Mi raccomando quindi, come già detto in precedenti articoli, di curare, sin da bambini, il nostro corpo. Poniamo sempre attenzione a curare la nostra muscolatura con allenamenti mirati a seconda dell’età e della disciplina praticata, senza trascurare l’apparato scheletrico, struttura portante del nostro corpo. Con poche accortezze possiamo praticare sport e prevenire molti infortuni.

D’altronde l’attività fisica è una medicina per tutte le età.

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