La nostra mini-rubrica di psicologia “SorprendenteMente” ritorna puntuale con un argomento che riguarda l’attuazione di un processo che avviene più spesso di quanto si possa immaginare. Mi riferisco allo spostamento che rientra in uno dei cosiddetti “meccanismi di difesa”. In estrema sintesi, ricordiamo che i meccanismi difensivi vengono utilizzati dall’Io in modo strategico per affrontare un certo carico ansioso, dato dall’evento in causa: il fine è quello di preservare il lato conscio da ciò che viene valutato come inaccettabile e/o pericoloso evitando possibili traumi. Nello specifico, con lo spostamento, il soggetto riversa la minaccia l’impulso “inaccettabile” su un oggetto al di fuori di sé che percepisce come un recettore meno minaccioso: il disagio si riduce, ma la fonte del conflitto non sparisce, permanendo in modo latente.

Nel quotidiano. L’esempio più comune è quello interpersonale relativo alla rabbia che viene canalizzata su persone che non l’anno generata. Quando ad esempio in ambito lavorativo si ha un conflitto con il datore di lavoro verso il quale il soggetto in questione non agisce la rabbia, è probabile che lo stesso la riversi sui suoi familiari. Ma sia chiaro che la rabbia, se canalizzata in energia positiva come, ad esempio, la grinta, porta a buon fine e consente anche una certa assertività in un confronto sano. Diversa, invece è la rabbia che tende ad un agito come ad esempio il desiderio di alzare le mani: tralasciando di rimarcare l’importanza delle ovvie conseguenze giuridiche, lavorative ecc, si presenta come un atteggiamento socialmente “inaccettabile” che non può essere accolto e quindi, la soluzione inconscia si ripropone di spostare l’idea della fonte e le conseguenze di questo disagio su un elemento che ha meno potere del datore di lavoro:  il disagio si riduce in modo proporzionale all’agito il quale diventa più accettabile come ad esempio una brusca risposta data ad un familiare.

Facendo dunque due conti, il meccanismo di spostamento ha una duplice funzione: in primis, canalizza le emozioni e gli impulsi che consideriamo inappropriati e/o dannosi verso una direzione che, almeno nel breve termine, preserva il soggetto; inoltre, difende l’integrità dell’Io in modo inconscio evitandogli di dover fronteggiare affrontare una situazione per la quale non possiede un adeguato livello di risorse psicologiche. Ma non pensate che sia tutto così bello, perché a lungo termine, la fonte del conflitto presenterà il conto e lo farà in qualsiasi ambito: utilizzando il precedente esempio, le relazioni familiari finiranno per risentirne e cosi per gli stessi ambiti. In ogni caso, sarebbe auspicabile che le cose si affrontassero per tempo, senza arrivare ad esasperare le situazioni, anche rivolgendosi ad un professionista. Non rischiate di rovinare le cose belle per qualcosa che può essere gestito diversamente.

Riflettiamo, gente, riflettiamo.

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