Quale miglior modo per raccontare la musica, se non intervistando i suoi principali attori in 5 domande.

Questa “rubrica nella rubrica” torna a Napoli per conoscere e raccontare il contrabbassista jazz Marco De Tilla.

  1. Marco chi sei, parlaci di te?

Mi chiamo Marco De Tilla e da 25 anni mi occupo di jazz.

L’ho sempre considerata come un’arte al servizio delle persone.

Per me non è solo musica, ma è sempre stato terreno d’incontro con svariate arti e artisti.

  • Come è iniziata la tua passione per la musica?

Ho cominciato a 8 anni con il pianoforte, poi passai al basso elettrico e andai a fare lezione da Rino Zurzolo (il compianto bassista di Pino Daniele), che mi incoraggiò ad intraprendere la carriera da contrabbassista.

Dopo di lui ho studiato e fatto seminari con tantissimi musicisti, tra cui Larry Grenadier, Dave Holland, Furio Di Castri, Ermanno Calzolari, Aldo Vigorito ecc.

  • Quale è stato il tuo percorso e quali avvenimenti importanti ci vuoi raccontare?

Sono stato insegnante in Conservatorio, oltre ad avere due diplomi con lode, ma la mia vera formazione è stata suonare con centinaia di musicisti.

Un’esperienza che mi ha formato tanto è stata prendere lezioni a New York con Larry Grenadier (contrabbassista di Brad Mehldau), il quale mi ha insegnato che è facile suonare in maniera complicata, ma molto difficile suonare cose semplici.

Ho collaborato con gran parte dei jazzisti campani e alcuni tra i più famosi in Italia, ma anche con pittori, scrittori, poeti, attori e sono stato a suonare nei posti più disparati: jazz clubs, televisione, teatri, anfiteatri greco-romani, a New York negli hotel della Fifth Avenue, in Siria per la famiglia reale, in Kosovo al primo festival jazz dalla fine della guerra, in India per i 70 anni di relazioni diplomatiche con l’Italia.

  • Progetti futuri?

Essere sempre al servizio della musica e dei musicisti che meritano.

  • Il jazz è un repertorio che spesso viene relegato a festival e realtà ben distanti dai live club o “locali” che propongono musica live, ma come e quanto è cambiato l’approccio del pubblico ad un repertorio jazz negli anni?

Il jazz negli anni si è mischiato molto con gli altri generi musicali, lo troviamo ormai anche a Sanremo e in tv, e questo ha fatto si che la gente riuscisse a comprenderlo meglio.

Ormai però è diventato una musica colta, ed è forse per questo motivo che si ascolta più facilmente ai festival, piuttosto che nei club.

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