Social Media tra opportunità e piaga sociale
La Redazione
Autore di +Plus! Magazine
Social Media tra opportunità e piaga sociale.
Tutto nasce dalla consapevolezza di quanto miserabile e disgraziata sia la nostra epoca fatto che quotidianamente i social ci ricordano attraverso contenuti sempre meno educativi. Una massa indistinta d’informazioni, infatti, ogni giorno inonda le nostre homepage paventandoci scenari perlopiù drammatici, evidenziando un sentimento di ansiosa nostalgia per un passato felice che la maggior parte di noi, giovani utenti, non ha mai vissuto.
Anemoia è il neologismo che definisce il sentimento nostalgico che le giovani generazioni sentono di provare per un passato percepito, o a volte semplicemente immaginato, tramite libri, musica e film. I social svolgono, infatti, una funzione nevralgica nell’influenzare la percezione che le persone hanno del proprio tempo e di ciò che riguarda il proprio vissuto, generando nella maggior parte dei casi una vera e propria ansia sociale.
Un siffatto sistema di comunicazione, invasivo e piuttosto aggressivo, non fa altro che sgretolare le già fragili convinzioni di menti in evoluzione come le nostre, alimentando sentimenti di insoddisfazione e invidia per ciò che non sembra mai pienamente raggiungibile. Le potenzialità dei nuovi strumenti di comunicazione vengono, così, quasi completamente oscurate dagli effetti devastanti del loro utilizzo inconsapevole e spregiudicato. Gli stimoli sono così sovrabbondanti che non riusciamo a coglierne mezzo. Le volte che ci riusciamo poi, ci facciamo travolgere dalla frenesia dell’omologazione senza osservare la realtà per il tramite dei nostri occhi, ma sempre attraverso il filtro dei social networks, Instagram e Tik Tok in testa.

Social Media tra opportunità e piaga sociale
Il nostro punto di vista è ormai offuscato dalla potenza travolgente dei media a cui riusciamo con difficoltà a porre un freno, nessuno ci educa al loro utilizzo e tantomeno ci si sforza di imparare a trarre i soli vantaggi che offrono, che non sono affatto pochi. Dobbiamo infatti ricordare che lo scopo con il quale i social furono concepiti era quello di mettere in contatto le persone, facilitare la socializzazione accorciando le distanze, e non alienarci dalla realtà.
Ciò che psicologi, sociologi e studiosi ci ripetono in continuazione è proprio questo: siamo sempre più proiettati verso una dimensione virtuale distante dalla realtà, marciando in maniera serrata verso situazioni di disagio e non di rado verso patologie quali depressione e ansia sociale. Il social format più diffuso ad oggi, e anche il più pericoloso, è quello dei “reel”, ossia un breve video di 30 secondi circa raffigurante un luogo evocativo o lo spezzone di un film con una melodia strappalacrime di sottofondo e un aforisma ad effetto in sovrimpressione.
Un metodo di comunicazione rivoluzionario quanto efficace, capace di raggiungere un pubblico vastissimo, dai super digitali giovani della generazione Z sino agli adulti, tecnologicamente parlando, meno esperti, i famigerati boomer. Gli stereotipi di individui soggiogati dalla tecnologia sono sempre più frequenti e facilmente classificabili, si delinea infatti sempre in maniera più netta una società estremamente volubile e dedita al più becero consumismo in tutte le sue sfaccettature. Sentimenti quali arrendevolezza, fragilità e paura, che fanno naturalmente parte dell’uomo e del suo processo evolutivo vengono vestiti per il tramite dei social da coraggio, forza di volontà e amore per sé stessi.
La parola d’ordine è apparire. Ci rendiamo sempre meno conto che stiamo consegnando la nostra identità al controllo di un frutto dell’intelletto umano, rifiutando la possibilità di formarcene una in maniera indipendente e scevra da condizionamenti artificiali. Basti pensare che stiamo divenendo talmente incapaci di prendere in mano la nostra vita da chiedere a Chat GPT persino cosa preparare per cena.
Per concludere, il fenomeno che più fa riflettere è la totale incomprensione che quanto ci viene mostrato nei post, nelle storie e nei reel non è affatto la realtà. È così complicato capire che ognuno cerca di creare attraverso i social la vetrina che più gli fa comodo per nascondere le proprie meschinità?