Per la nostra Mini-rubrica “SorprendenteMente”, oggi procederemo con un argomento che sta dilagando in modo vertiginoso. Più volte i sono espressa sul cattivo uso che si fa della tecnologia e a darmi ragione sono “le prove”- conseguenze che si verificano in tal senso. Recentemente, infatti, è stato introdotto un nuovo termine che definisce le new entry dei disagi. Si tratta di “Nomofobia”. Che cos’è ? il nome deriva dal prefisso abbreviato anglosassone “no-mobile” e dal suffisso “phobia” e si riferisce alla paura o lo stato ansioso conseguenti l’idea di non poter utilizzare il cellulare e non essere rintracciabili. Più di frequente accade quando il telefono cellulare è quasi scarico, o non a portata di mano o quando non c’è rete. Ciò che caratterizza la nomofobia è proprio la sensazione di panico che si unisce al bisogno compulsivo di un continuo aggiornamento sulle informazioni condivise, come lo “stato” sui social, le” storie” ecc. Il “controllo” del cellulare e la consultazione dei social diventano, dunque, attività cosanti nell’arco della giornata risultando dominanti negli spazi vitali e relazionali. Anche se si parla di “fobia”, la nomofobia non è ascrivibile ad un disturbo di ansia specifico, ma piuttosto è assimilabile alle dipendenze in quanto l’ansia è conseguente a “bisogno di”. Infatti, delle “nuove dipendenze”, tra cui ricordiamo il gioco d’azzardo infatti, è in notevole aumento quella dalle nuove tecnologie. A dare man forte a questo concetto, interviene lo studio fatto dal prof. David Greenfield, docente all’Università del Connecticut, il quale sottolinea che, come per le dipendenze da droghe ecc, l’attaccamento allo smartphone modifica influenza la produzione di dopamina modificandone la quantità. In soldoni, la dopamina è un neurotrasmettitore che fa da mediatore tra il piacere e la ricompensa e la sua produzione aumenta quando si ha gratificazione: in modo sano come ad esempio per una cena con buon cibo, per un’attività sessuale appagante ecc, o in modo patologico come, per esempio per l’assunzione di droghe ed in quest’ultimo livello rientra anche l’appagamento del bisogno di controllare il cellulare. Assodato che i soggetti affetti da nomofobia attuino dei comportamenti disfunzionali che comprendono un ampio ventaglio di azioni controproducenti, quali privazione del sonno, della reale vita sociale ecc., vediamo ora i diversi punti da tenere in considerazione in merito alla sintomatologia. Va ricordato, tuttavia che la nomofobia non rientra ancora tra i disturbi psichiatrici annoverati ne DSM-V (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali- V), ma è stata oggetto di studi rilevanti riconosciuti dalla comunità scientifica.Dal punto di vista comportamentale, in primis prevale l’evidente isolamento dalle persone, comprese quelle che sono nella stessa stanza, in quanto, per stare “incollati al cellulare” i soggetti in questione non distolgono lo sguardo dallo stesso se non per brevi momenti rendendosi incapaci di sostenere una conversazione che richieda un minio di impegno attentivo. Nell’intento di evitare il disagio, l’ansia e tutte le altre “difficoltà” conseguenti alla paura di non poter controllare il dispositivo mobile, i soggetti nomofobici, nella migliore delle ipotesi portano con sé più caricabatterie, o addirittura più di un cellulare (il tablet vale lo stesso), lo utilizzano costantemente e non se ne separano adottando modalità compulsive nel controllo delle notifiche. Menzioniamo anche quelli che lo ortano a tavola, soprattutto gli adolescenti o che si alzano da tavola per cercare la connessione: ebbene, cari genitori, in questo caso è bene che vi facciate due domande anche e soprattutto su come avete “abituato” i vostri figli. Ma di questo magai ne parleremo in un’altra occasione. In merito ai sintomi veri e propri, invece, emerge un notevole livello di stress che può anche portare ad attacchi di panico o ad esplosioni di rabbia agìta in modo aggressivo. Si rileva una paura sproporzionata di rimanere fuori dal contatto di rete che comporta una sintomatologia afine a quella riscontrata negli attacchi di panico, quali mancanza di respiro, vertigini, tremori, sudorazione, battito cardiaco accelerato, dolore toracico, nausea. Un’altra espressione sintomatologica è, invece, l’appiattimento emotivo in quanto i soggetti in questione non si sentono stimolati da altro e, non ultimo, lo sviluppo di depressione. Dal punto di vista cognitivo, inoltre, si ha in primis la riduzione del livello di capacità di problem-solving, la difficoltà di attenzione e concentrazione e un’accentuazione irrazionale. Si verifica, infatti, la presenza di idee ruminanti di matrice ossessiva che, se da un lato spingono alla compulsione del controllo del telefono, dall’altro sviluppano convinzioni irrazionali come l’idea disfunzionale di essere “fuori” dalla “società” se non si è continuamente on line. A tal riguardo è importante sottolineare che i nomofobici possono addirittura sviluppare la cosiddetta sensazione delle “notifiche fantasma” ossia la convinzione di aver ricevuto delle notifiche quando invece nella realtà oggettiva non è così. CHi sono i soggetti più a rischio? I preadolescenti e gli adolescenti rientrano nelle fasce più a rischio ed i segnali che possono ungere da campanelli d’allarme sono i seguenti : Tempo eccessivo dedicato all’utilizzo dei dispositivi (cellulari, tablet ecc)Utilizzo di più dispositivi in modo costantePortare con sé più di un caricabatterie anche per un’uscita di un paio di oreAgitarsi al pensiero di non poter usare il proprio dispositivo evitare luoghi e situazioni che non permettono l’utilizzo del dispositivoallontanarsi da luoghi in cui ci si è recati in compagnia per ricercare campo controllare costantemente il cellulare e monitorare il livello della batteriatenere il telefono cellulare acceso sempre (24 ore al giorno);Dormire con dispositivi accanto o nel letto cellulare o tablet a letto;Utilizzare lo smartphone in posti poco pertinenti.Come dico sempre, la tecnologia è una buona cosa, il problema è l’uso che se ne fa.

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