Anniversario della morte di Paolo Borsellino, occorre andare oltre le commemorazioni ed intraprendere azioni di contrasto cultura della mafia

Politica e dintorni – Palermo, 19 luglio 1992 – 19 luglio 2023, sono passati esattamente trentuno anni dalla strage di Via D’Amelio in cui persero la vita il Giudice Paolo Borsellino e gli uomini della scorta.

A pianificare ed attuare l’attentato fu la mafia su ordine dell’allora boss Totò Riina, in quell’occasione venne fatta sparire la famosa agenda rossa in cui il giudice custodiva i suoi appunti più importanti, dopo oltre trent’anni di inchieste e nonostante la condanna di molti mafiosi, grazie anche al pentimento di alcuni elementi di spicco della criminalità organizzata come Giovanni Brusca, l’uomo che aveva premuto il pulsante del telecomando che azionò il tritolo necessario a far saltare in aria nella strage di Capaci in cui perirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti scorta, permangono molte ombre sul reale andamento dei fatti.

Tra i tanti misteri che avvolgono la vicenda permangono forti sospetti sulla possibilità che alcuni uomini appartenenti alle istituzioni abbiano rivestito un ruolo di vitale importanza per la riuscita degli attentati, o per accordi tra le stesse istituzioni e la mafia atti a porre termine alla serie di attentati che hanno insanguinato l’Italia, la negoziazione in questione ha preso il nome di Trattativa Stato-Mafia, ed ha portato in primo grado alla condanna sia degli elementi istituzionale che di quelli mafiosi, ed i successivi gradi di giudizio hanno visto l’assoluzione dei primi e la conferma della condanna per i secondi.

Ad arroventare ulteriormente il clima sono le parole del Ministro della Giustizia Carlo Nordio sulla proposta di modificare il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, e su tali parole è dovuta intervenire la Premier Giorgia Meloni per spegnere le polemiche.

Ogni anno in occasione i tale data si spendono fiumi di parole ripetute e scontate che sembrano tratte dalla lettera alla mamma che scrive il buon Tommasino in Natale in casa Cupiello, e sempre meno persone si mostrano soddisfate di tali manifestazioni, e da parte dei più giovani, la speranza del nostro Paese chiedono a politica ed istituzioni di andare oltre queste commemorazioni, azioni volte a combattere in maniera sempre più incisiva la mafia, Paolo Borsellino e tutti i caduti in questa guerra gradirebbero.

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