L’IMPORTANZA DELLO SPORTELLO PSICOLOGICO A SCUOLA

Per la mini-rubrica SorprendenteMente farò una breve panoramica sullo sportello psicologico nelle scuole.

Attualmente, finalmente sta prendendo piede nelle nostre scuole lo sportello psicologico che permette ai ragazzi di affrontare problematiche personali che spaziano dalla vita in famiglia ai rapporti sentimentali, all’amicizia, ma che riguardano anche le difficoltà nel rapporto con lo studio e la scuola.

A differenza di quanto si prevedesse negli anni passati, c’è da dire che in tutte quelle scuole dove sono stati aperti degli spazi di ascolto, la domanda da parte degli studenti è stata elevata. Questo perché l’ascolto a scuola non viene visto dai ragazzi come un aiuto diagnostico-terapeutico, ma soprattutto come una relazione con un adulto competente che può aiutare a capire alcune difficoltà, più o meno difficili d superare ma che non implicano necessariamente la patologia.

Sottolineo “adulto COMPETENTE” perché è bene che questo ruolo sia assunto da un professionista qualificato: questa cosa ad alcuni di voi sembrerà ovvia, ma è un concetto che preferisco sempre specificare. Tornando alle motivazioni relative la richiesta del colloquio, troveremo che esse sono varie. C’è chi lo richiede per semplice curiosità o informazione, per vedere di che cosa si tratta e come si svolge un incontro con uno psicologo, chi perché è sopraffatto dall’ansia, chi pensa di essere affetto da gravi disturbi. Per altri ancora la richiesta riguarda una specie di “verifica del proprio stato mentale”, per capire “una parte di sé” o affrontare un momento della propria crescita.

La richiesta di aiuto, inoltre,  può essere legata anche ai rapporti con i compagni, oppure a problemi di socializzazione, difficoltà a parlare in classe di fronte agli insegnanti e/o ai compagni o problematiche che concernono l’apprendimento. Può capitare anche che si tratti di vissuti relativi a dinamiche ancor più delicate, come, ad esempio, la morte di un genitore o di un amico (in questi casi al centro dei colloqui ci sarà l’elaborazione del lutto, l’idea della propria solitudine, il senso della morte) o la sessualità (altro compito fondamentale dell’adolescenza è l’integrazione della sessualità nell’immagine di sé, c’è da fare i conti con nuovi impulsi e desideri e una diversa percezione degli altri).

C’è la possibilità che non siano gli alunni stessi a chiedere un incontro, ma gli insegnanti che di fronte ad una difficoltà consigliano allo studente di parlare con qualcuno in grado di “aiutarlo a chiarirsi le idee”. Ciò, però implica una maggiore attenzione alle modalità relazionali in quanto il ragazzo “indirizzato” potrebbe percepire il colloquio come una imposizione o, peggio ancora, come un’etichetta che comporterebbe un atteggiamento oppositivo o poco collaborativo, un ripiegamento su se stessi, una chiusura o, addirittura, il rifiuto. Tra i vantaggi dello sportello psicologico a scuola, c’è sicuramente quello di poter favorire due importanti aspetti:.la dinamica che concerne la separazione-individuazione ed il processo di acquisizione di consapevolezza.

In merito a “separazione-individuazione” è bene ricordare che uno dei compiti evolutivi fondamentali dell’adolescenza è la separazione dai genitori e la creazione di una propria individualità autonoma tesa all’acquisizione di una maggiore libertà e responsabilità. L’intervento del professionista dello sportello psicologico si può inserire proprio in questo processo in quanto il confronto con un adulto diverso dai genitori può aiutare a creare nell’adolescente un’idea di sé più personale, magari diversa da quella “rappresentata” in famiglia. Naturalmente è impensabile che si possa intervenire a scuola su tutto il processo pocanzi descritto, tuttavia, si può mirare ad accogliere un modo diverso di vedere il problema e avallare la creazione di diverse modalità per risolverlo riguardo l’acquisizione di consapevolezza, bisogna tener presente che sia queste che la disponibilità ad assumerne la responsabilità cambia da persona a persona e per tipo di difficoltà. Nell’adolescenza i ragazzi si trovano a doversi relazionare con mondi diversi come la famiglia, gli amici, il corpo, la scuola, le relazioni sentimentali e sessuali. In questa fase la loro personalità non è ancora sufficientemente formata per riuscire a vivere e gestire i propri conflitti. Quando, infatti, i ragazzi arrivano a chiedere aiuto, lo fanno raccontando i problemi “come li vivono dal loro punto di vista”, raccontando soprattutto gli effetti di queste difficoltà. Gli esempi più soventi sono “non ho voglia di studiare”, o “non riesco a stare attento”: frasi che lasciano in secondo piano i vissuti personali. Lo sportello psicologico può indirizzarli verso una iniziale consapevolezza delle difficoltà incontrate che, anche se non dovesse portare immediatamente all’individuazione di soluzioni è fondamentale in quanto può richiedere allo studente il superamento di atteggiamenti difensivi che, ovviamente, andranno superati nel rispetto dei tempi del ragazzo.

Occorre inoltre sottolineare l’importanza della diversità delle scuole. Infatti, i problemi che si presentano negli istituti sono molto vari, questo perché, non solo ogni studente ha una propria storia, ma anche perché ogni scuola è diversa. Ci sono scuole dove l’immagine di sé degli studenti è influenzata notevolmente dal successo scolastico, mentre in altre, all’opposto, il fallimento può essere vissuta dal ragazzo in modo marginale in quanto nonostante sia fonte di frustrazioni, l’ambiente scolastico rimane comunque il luogo più accogliente nella sua vita, soprattutto se paragonato con la qualità della realtà esterna, a volte seriamente problematica.

I problemi legati all’età scolastica, dunque, presentano aspetti sia specifici che al contempo universali ed è bene che uno sportello psicologico possa affiancare il lavoro del personale scolastico in modo da creare una rete di collaborazione efficace soprattutto nell’interazione con i ragazzi e le famiglie. 

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