Ben tornati all’appuntamento con la nostra mini- rubrica di psicologia “Sorprendentemente”. Oggi parleremo di alcuni termini che, in tema di “adattamento”, ne specificano le modalità. In estrema sintesi, l’adattamento dell’essere umano all’ambiente circostante può essere raggiunto tramite l’attuazione di due modalità: modificando se stessi o modificando il mondo esterno. La prima alternativa viene chiamata “autoplastica”, deriva dal greco e significa “plasmare se stessi”. In questo caso, l’individuo è costretto a far presa su se stesso in quanto non può intervenire sul mondo esterno il che genera il cosiddetto “arco riflesso psichico” (termine coniato by Ferenczi) ove i desideri regrediscono utilizzando una modalità che si riflette sul corpo per mezzo di sintomi somatici. Il risultato è una maggiore sofferenza dell’individuo che può sfociare anche in situazioni cliniche di un certo rilievo. L’esempio più semplice è quello di un adolescente che, costretto in un sistema disfunzionale può sviluppare attacchi di ansia oppure disturbi del comportamento alimentare e così via. Non avete idea di quanti forzi si facciano quotidianamente per adattarsi. Facciamo un esempio pratico nella vita di tutti i giorni. Se, magari in ambito lavorativo, si è “costretti” a stare in una situazione dove qualcuno che non “gradiamo” si relaziona con noi in un modo che a noi non piace, ad esempio straparlando di sè, possiamo agire in due modi. Il primo modo è autopsichico e cioè non “modifichiamo” la situazione lasciando agire liberamente l’altro soggetto ed incamerando tutto: da qui, però, deriva quello che alcuni mi descrivono in questi termini: “Dottorè, questo mi fa venire la gastrite”. Un altro modo, invece, sarebbe quello di proteggerci da stimoli che riteniamo fastidiosi: tenendo presente l’esempio di pocanzi, magari agendo stoppando la conversazione, o esprimendo la propria opinione, o andandosene o facendo tutto ciò che possa cambiare ciò che dall’esterno ci crea difficoltà. Questa modalità è detta “alloplastica”, deriva sempre dal greco e significa “plasmare il diverso”. In pratica è l’agito pratico di chi desidera un cambiamento dell’ambiente ed, essendo in rado di attuarlo, procede in tal senso. Vi assicuro che la modalità alloplastica procura meno gastrite. In termini squisitamente “psi” ricordiamo che il nostro “Io” è atto a proteggere l’integrità del soggetto dagli stimoli che non può dominare anche tramite la sua funzione di adattamento per la quale può usufruire dei meccanismi di difesa. Ma di questi parleremo magari in un altro momento: approfitto, però per ricordarvi un mio articolo relativo al cambiamento che troverete QUI.

Alla prossima

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *