I Campi Flegrei sono una vasta area situata nel golfo di Pozzuoli (NA), nota sin dall’antichità per la sua vivace attività vulcanica. L’area flegrea comprende in particolare i comuni di Napoli, Pozzuoli, Quarto, Giugliano in Campania, Bacoli e Monte di Procida. Si tratta di un super vulcano, una grande caldera in stato di quiescenza con un diametro di 15-18 km. Sebbene tale zona non sia nuova ad eventi sismici e vulcanici, negli ultimi mesi ha destato non pochi timori alla popolazione del napoletano. Dopo ben 1118 eventi sismici registrati lo scorso agosto nei Campi Flegrei, altri 1106 sono stati registrati questo mese di settembre: di questi, 589 eventi sono avvenuti nel corso di 7 sciami sismici. L’ultimo, di magnitudo 4.2, legato al 27 settembre alle ore 01.35, risulta essere “l’evento di maggiore energia registrato a partire dalla ripresa di questa fase bradisismica iniziata nel 2005 e degli ultimi 40 anni”. Non è, però, l’unico campanello d’allarme a preoccupare migliaia di cittadini, poiché a settembre 2023 il suolo della zona si è sollevato di 1 centimetro in tre giorni, dal 21 al 23 settembre, rispetto al valore medio di 1,5 centimetri al mese; complessivamente, il suolo ha subito un innalzamento di 82 centimetri dal 2016. A tal proposito, il bollettino mensile relativo al mese di settembre dell’INGV, Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia, pubblicato lunedì 9 ottobre, ha affermato che, sulla base di quanto stia accadendo, “non si evidenziano elementi tali da suggerire significative evoluzioni a breve termine”, ma l’area flegrea continuerà ad essere monitorata con la massima attenzione. D’altro canto, gli abitanti della zona flegrea conoscono bene il fenomeno del bradisismo, consistente in un periodico abbassamento o innalzamento del livello del suolo, relativamente lento rispetto ai tempi umani, solitamente di un 1 centimetro per anno, ma molto veloce rispetto ai tempi geologici, riconoscibile visivamente lungo la riva del mare. Sulla base di quanto riportato, però, la domanda che tutti si stanno ponendo è “Cosa accadrà adesso?”: gli esperti ritengono che questa risalita sia dovuta principalmente a fluidi, non a magma vero e proprio, questo è senz’altro un segnale di instabilità, ma non di un’imminente eruzione vulcanica, per la quale non sembrano esserci ancora i presupposti. Tuttavia, la situazione richiede un monitoraggio costante, attualmente supportato da avanzati satelliti e sistemi GPS grazie ai quali gli esperti possono vigilare l’evoluzione del terreno, inoltre, i comuni locali hanno già attuato diverse prove di evacuazione per tutelare al meglio i cittadini.

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