La madre come fonte di sicurezza, ma non di iper protezione. Questo il messaggio insito in questa fiaba naturalistica. Essa ci induce a riflettere sulla presenza necessaria della madre accanto al figlio, che non deve però diventare inibente per lo sviluppo dell’infante. Spesso le madri per proteggere troppo i figli impediscono loro di sperimentarsi e di scoprire le proprie capacità. Oltre la fiaba di Elena Opromolla Multimage Edizioni

C’erano una volta in un bosco immenso, tra il silenzio degli alberi, Tutù e Tatà, due funghetti fratellini, spuntati un giorno ai piedi di una grande quercia.

Mamma quercia li sbirciava dall’alto e s’incantava a vederne i colori: Tutù aveva un lungo cappello rosso con i pallini bianchi, un corpicino bianco e l’erbetta sfrangiata ai piedi; Tatà invece aveva il copricapo ad ombrello e il suo corpo abbracciato a quello del fratello.

Entrambi avevano due occhietti verdi. Ogni mattina si destavano e, guardando in su, scorgevano mamma quercia con quei lunghi e forti rami frondosi. Migliaia di uccellini avevano cercato casa tra le sue chiome e quindi al mattino era un coro di cinguettii a svegliare gli abitanti del bosco e i due funghetti fratellini.

Tutù e Tatà giocavano con la loro amica chiocciolina che si ritraeva e diventava una pallina. Nell’incavo del tronco della grande quercia, i due funghetti si divertivano a giocare a nascondino. Un brutto giorno, però, il bosco fu scosso dal rombo sordo di passi pesanti: “Dum! Dum!”

Nessuno sapeva donde venissero quei rumori sinistri, ma all’improvviso con brusco e veloce movimento un orco raccolse i funghetti; li pose in un cesto, dove altri funghetti piangevano stretti l’un l’altro.

Tutt’intorno tacevano gli animali, ma mentre si allontanava l’orco, la grande quercia con uno dei suoi grandi rami gli tolse il cappello e, quello girandosi di scatto, non vide nessuno. Il cesto cadde ed i funghetti rapidi rapidi, si dileguarono nel sottobosco.

L’orco bifolco a lungo li cercò, e più non li trovò, così deluso e perdente, privo di un dente, a casa sua tornò e più non ritornò.

Tutù e Tatà smarriti e atterriti, in punta di piedi tra l’erba e i cespugli, tra le foglie cadute di quell’autunno rossastro, cercarono la quercia che crederono perduta.

La gazza monella ladra e birbantella li vide nella radura e li condusse, saltellando, alla grande quercia frondosa che lieta li accolse e per lungo tempo fece loro ombra.

Un pensiero su “Tutù e Tatà”
  1. Questa fiaba naturalistica di Elena Opromolla ci invita a considerare il delicato equilibrio tra la presenza protettiva e l’iper protezione delle madri verso i propri figli. Sottolinea l’importanza di una figura materna che offra sicurezza senza limitare lo sviluppo e la crescita individuale dei bambini. Spesso, infatti, un eccesso di protezione può ostacolare il processo di sperimentazione e scoperta delle proprie capacità.

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