Vaiolo delle scimmie: verso una maggiore trasmissione da uomo a uomo? Per diverse settimane sono stati segnalati casi di Monkeypox, altrimenti noto come Vaiolo delle scimmie, al di fuori dei paesi solitamente endemici. 
Sebbene la maggior parte dei casi si scovano rapidamente, il virus rimane sotto una maggiore sorveglianza da parte delle autorità sanitarie dei paesi interessati. 
La sua modalità di trasmissione, in particolare, preoccupa
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Salute – Dal 13 maggio e dal primo caso di Monkeypox , il focolaio è in crescita. Al 1° giugno sono stati segnalati 321 casi nell’Unione Europea e 236 al di fuori dell’UE, la maggior parte dei quali nel Regno Unito (179). In Italia sono stati confermati poco piu di 20 casi. Dovremmo essere preoccupati?

Certo, la maggior parte dei pazienti ha solo una forma lieve della malattia, ma l’infezione non è innocua. In Africa, diversi decessi sono stati causati da questo virus. “La mortalità oscilla tra l’1 e il 10% durante i focolai “, afferma il dottor Steve Ahuka Mundeke, capo del dipartimento di virologia presso l’Istituto nazionale per la ricerca biomedica (Repubblica Democratica del Congo). E anche se i decessi si verificano principalmente “per gestioni tardive, in regioni isolate”, i bambini e le persone immunocompromesse restano popolazioni particolarmente fragili ed esposte al rischio di forme gravi.

Un virus diverso dal covid

Per il momento, e contrariamente ai focolai nei paesi endemici, i casi osservati di recente nel mondo dal 13 maggio assumono forme più genitali, si verificano tra adulti che vivono in aree urbane e principalmente tra uomini che hanno relazioni con uomini . Una nota lieve potrebbe essere che gli scienziati non prevedono la comparsa di varianti di questo virus con DNA piuttosto stabile, “il timore più grande è che il virus trovi altre vie di trasmissione e acquisisca capacità di adattamento che gli consentano di passare da ‘uomo a uomo ancora più facilmente’, spiega Steve Ahuka Mundeke, e in questo caso nella peggiore delle ipotesi potrebbero svilupparsi focolai ben più grandi e preoccupanti. Infatti nei paesi endemici solo un terzo dei casi viene infettato da uomo a uomo, i restanti due terzi è causato dalla trasmissione da animale a uomo. Questa proporzione potrebbe quindi cambiare rapidamente, nel caso in cui il virus muti per saltare più facilmente tra gli esseri umani.

Vaccino e cura

Nonostante la preoccupazione, “la gravità del Monkeypox non richiede (per il momento ndr) campagne di vaccinazione preventiva”, stima il dott. Paolo Cirillo, dirigente medico del Pronto soccorso infettivologico dell’ Ospedale Cotugno di Napoli, che prosegue “Rimangono le raccomandazioni per vaccinare le persone post-esposizione che hanno avuto contatti stretti con una persona che abbia contratto il virus.”

Quanto ai pazienti infetti nei casi piu gravi, potrebbero beneficiare del trattamento con tecovirimat (farmaco al momento con efficacia testata solo su modello animale), benché al momento la quasi totalità del paziente non ha richiesto terapia antivirale viste le manifestazioni cliniche lievi. Questo farmaco ha un’autorizzazione all’immissione in commercio compassionevole in Europa e negli Stati Uniti. “Può essere presa in considerazione anche una terapia a base di immunoglobuline, anticorpi generati da persone vaccinate contro il vaiolo “, spiega l’infettivologo Paolo Cirillo ”Soprattutto per i pazienti immunodepressi”.

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