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La pietra che difende

Giuseppe De Pascale

Giuseppe De Pascale

Scrivo di “castelli” perché mi appassiona questa architettura storica e studio per capirne di più. Scrivo anche di architettura e paesaggio guardando cosa vedo quando ci passo o ci sono dentro.

Pubblicato il: 11 Aprile 2025
3 min lettura

La pietra che difende, la montagna urbanizzata, il Partenio e quello che resta dei suoi Castelli su roccia.

Ecco per i lettori di Plus Magazine nuove notizie storiche e paesaggistiche sui castelli.

Solo a Pietrastornina e per i Pietrastorninesi, la gigantesca roccia isolata piantata in mezzo al paese è detta dai paesani «o Castell’» ovvero il Castello.

Solo a Pietrastornina e per i Pietrastorninesi, la gigantesca roccia isolata piantata in mezzo al paese è detta dai paesani «o Castell’» ovvero il Castello.

Da questo “olistolite” (così è identificato in geologia) il piccolo paese del Partenio prende il nome. Il Codice Diplomatico Verginiano, riporta che il toponimo, un tempo annotato staccato “Pietra Stornina”, deriva nel termine “stornina” un presumibile lemma di origine germanica riconducibile a «stürmen» e al significato di assaltare e per contro difesa. Per questa ipotesi l’origine del nome del paese è appunto “pietra che difende” la cui menzione è nota nelle fonti storiche fin dal 774, in piena epoca longobarda, quando il «plesco subtus castellum Petra Sturmina» veniva assunto quale limite territoriale della Grande Corte del Monte Virgineo.

La pietra che difende

Pietrastornina

Il versante avellinese del Partenio, affacciato verso la stretta Valle del Sabato, annovera nella cintura dei suoi abitati pedemontani altre situazioni insediative simili a quella di Pietrastornina. Piccoli abitati aventi il loro nucleo di costruito storico disposto intorno ad altre peculiari emergenze rocciose fortificate.

Venendo da Sud, dall’odierno capoluogo irpino, in successione tra questi piccoli abitati, si transita per Sant’Angelo a Scala dove esisteva, storicamente in età Normanna (1171), un Castello fondato sulla rupe rocciosa. Dalla scalinata del casale abitato, si ascendeva alla chiesa di San Michele Arcangelo esterna al Castello e da questa deriva il termine “ad scalas” che specifica il toponimo: Sant’Angelo.

La pietra che difende

Sant’Angelo a Scala

Superata Pietrastornina e proseguendo verso la Valle Caudina, si trova il nucleo storico di Roccabascerana, sede di altro fortilizio, i cui ruderi ancora si scorgono sulla sommità della roccia “squassata”. Il tondeggiante masso erratico diviso in due caratterizza il paesaggio collinare da questa parte, nel passaggio dal massiccio montuoso alle balze collinari digradanti verso la Valle Caudina.

La pietra che difende

Roccabascerana

La scelta di tali luoghi ben rappresentava una delle tipologie fortificatorie offerte dalla natura: quelle appunto di castelli edificati su rupi impressionanti e inaccessibili, «Città e castelli – aveva infatti sentenziato Vegezio nel IV secolo – possono essere muniti naturalmente o artificialmente o in entrambi i modi, ciò che li fa più sicuri: la natura provvede con luoghi elevati o dirupati… e la mano dell’uomo, a sua volta interviene con fosse e con mura».

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